«Non si deve morire in un parcheggio»

«Non si deve morire in un parcheggio»
Mentre in Prefettura si affrontava la questione dormitorio, davanti al parcheggio di via Vallona una trentina di persone manifestavano in memoria di Karnail Singh, il quarantenne...

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Mentre in Prefettura si affrontava la questione dormitorio, davanti al parcheggio di via Vallona una trentina di persone manifestavano in memoria di Karnail Singh, il quarantenne di origine indiana trovato morto proprio lì una settimana fa. Fra loro, alcuni dei migranti che dormono davanti alla Monti come Javed Tariq, 28enne pakistano. Arrivato attraverso la Turchia e la Grecia e poi per mare, sotto un camion, è alla fine arrivato a Udine, da dove qualcuno gli ha consigliato di trasferirsi a Pordenone. Ora, con il numero 2.798, aspetta che si aprano per lui le porte della Monti, ma davanti a sé ha ancora una cinquantina di persone. Intanto mangia alla mensa della Croce rossa e racconta di quanto sia difficile dormire all'aperto, con le temperature basse, riparati sotto le pensiline o in un furgone nell'area del centro islamico quando piove. C'è anche un volontario delle parrocchie, Piero Petrecca, che nei mesi passati ha collaborato all'accoglienza: Ma questa volta - sottolinea - il Comune ha la possibilità di trovare una soluzione migliore, quella del dormitorio. Elena Guarnieri, psicoterapeuta, racconta l'immensa sofferenza, non solo fisica, dei migranti che incontra e i loro incubi, mentre Cesare Luperto pone la questione della responsabilità dell'amministrazione, ma anche dei cittadini. Da anni chiediamo l'abolizione della Bossi-Fini - ribadisce Luigina Perosa per l'Associazione immigrati e la Rete solidale -, che lega il permesso di soggiorno al lavoro. Il dormitorio deve assolutamente essere aperto».

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Il Gazzettino