«Nessuna violenza», assolto in Appello

«Nessuna violenza», assolto in Appello
LA SENTENZATREVISO «Il fatto non costituisce reato». Questa la formula con cui i giudici della Corte d'Appello di Venezia hanno assolto ieri Simone Corrò, il 37enne che in...

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LA SENTENZA
TREVISO «Il fatto non costituisce reato». Questa la formula con cui i giudici della Corte d'Appello di Venezia hanno assolto ieri Simone Corrò, il 37enne che in primo grado era stato condannato a 5 anni e 6 mesi di reclusione per violenza sessuale ai danni di una ex compagna di scuola che, secondo l'accusa, sarebbe avvenuta il primo novembre del 2008. Il caso aveva fatto molto scalpore in città soprattutto per il cognome dell'imputato, figlio di una famiglia molto nota nel capoluogo. Per la Procura la giovane sarebbe stata stuprata nell'abitazione di Corrò dopo una serata che i due avevano trascorso insieme in un locale del centro. «Sono senza auto, mi riporti tu a casa?», avrebbe chiesto il ragazzo all'ex compagna di scuola. Poi sarebbe saliti insieme nell'appartamento in cui Corrò viveva con la famiglia. Chiusa la porta d'ingresso sarebbero iniziate le avances sessuali. Ma dopo essere stato respinto più volte Corrò, che secondo l'accusa sarebbe stato sotto l'effetto di droga e alcol, avrebbe picchiato la ragazza in maniera brutale, sbattendola contro i muri e i mobili della casa. Poi l'avrebbe trascinata in camera e violentata. Quasi due ore di terrore che la giovane avrebbe trascorso in balia delle voglie del ragazzo prima di riuscire a scappare, raggiungendo il parcheggio dove si trovava la sua auto. In preda al panico e sotto choc la vittima del presunto stupro avrebbe allora chiamato delle amiche con cui si sarebbe successivamente recata al Pronto Soccorso dell'ospedale di Montebelluna. I medici avrebbero riscontrato i segni della violenza di cui la ragazza diceva di essere stata vittima, procedendo poi ad allertare i carabinieri. Un racconto terrificante quello fatto ai militi dell'arma, una cronistoria drammaticamente dettagliata che aveva indotto il gip a disporre la misura cautelare in carcere, dove Corrò ha trascorso oltre un mese.

SODDISFAZIONE
«Con la sentenza d'appello si fa giustizia del nome e della reputazione di un ragazzo», ha detto ieri il difensore di Corrò, l'avvocato Guido Galletti. «Ora attendiamo il deposito della sentenza - ha aggiunto il legale - mi pare di poter dire che la formula con cui è stato assolto il mio cliente sembrerebbe indicare che si è creduto non alla violenza ma al fatto che il rapporto tra i due è stato consensuale». Fin dall'interrogatorio di garanzia Corrò infatti non aveva mai negato il rapporto intimo con l'amica, sostenendo però che questa era salita di sua spontanea volontà a casa sua e che poi era stata del tutto consenziente. «Ci siamo incontrati in quel locale ed è nato qualche cosa», è sempre stata la tesi difensiva di Corrò. «Siamo tornati insieme, è salita a casa mia dove c'erano anche mio padre mia sorella. Abbiamo avuto un rapporto sessuale ma non c'è stata alcuna violenza». «In questi casi è più facile condannare che assolvere», aveva detto Galletti dopo la sentenza di primo grado. «Volevamo che la violenza fosse riconosciuta e questo è avvenuto», era stato invece il commento dei legali della giovane.
IL VERDETTO

Ma per i giudici della Corte d'Appello quello stupro non è in realtà mai avvenuto. Nell'ottobre del 2011 Corrò era stato nuovamente arrestato dopo un periodo trascorso a Capoverde e condotto in carcere a Treviso per scontare sette mesi di reclusione a seguito di una condanna per il pestaggio insieme ad un amico di due stranieri in pieno centro a Treviso, a cui era seguita una scazzottata con agenti della Polizia intervenuti dopo dei tafferugli causati dai due in un bar di Via Canova, sempre la sera del presunta violenza.
Denis Barea
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Il Gazzettino