Nel 2019 a Udine città spesi trentotto milioni, a Pordenone circa quindici

Nel 2019 a Udine città spesi trentotto milioni, a Pordenone circa quindici
I NUMERIUDINE Per la prima volta scende in campo, a fianco della categoria di esercenti dove si pratica il gioco lecito, Confesercenti: «È un settore che ha bisogno di ripartire...

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I NUMERI
UDINE Per la prima volta scende in campo, a fianco della categoria di esercenti dove si pratica il gioco lecito, Confesercenti: «È un settore che ha bisogno di ripartire sostiene il direttore di Confesercenti Fvg, Alberto Cicuta in questo momento di difficoltà, l'espulsione in regione delle slot non è la strada giusta»; e si chiede tempo per trovare la quadra, non senza una frecciatina a Confcommercio, con cui «abbiamo cercato di trovare sponda ma senza trovarla. La catena di comando è lunga». Detto questo, Cicuta ricorda che «dove si è cercato di ridurre la presenza di slot c'è stato un incremento di altre forme di gioco come il gratta & vinci».

Le cifre parlano da sole. Prendendo due comuni campione in regione, Pordenone e Udine, dai dati 2019 che presto entreranno nel libro blu dei Monopoli di Stato, si nota come tra il 2017 e il 2019 il gioco delle slot sia diminuito considerevolmente: circa 1 milione di euro su Pordenone e 2 milioni su Udine, ma a fronte di una spesa complessiva dei giocatori rimasta pressoché invariata nel primo capoluogo con circa 15 milioni di euro e addirittura aumentata nel secondo passato da 36,5 milioni a oltre 38 milioni di euro. E a fare il pieno d'incassi, in entrambi i casi sono proprio le lotterie istantanee con una spesa per i giocatori di oltre 3,3 milioni di euro a Udine e quasi 2,3 milioni a Pordenone. Complessivamente nel 2019 il giocato è stato di 172.522.505,41 euro a Udine e di 58.519.763,39 euro a Pordenone. Numeri che danno l'idea dell'indotto di un settore che chiede di poter lavorare.
«È un tema spinoso ammette Cicuta fermo restando che Confesercenti riconosce le problematiche della ludopatia, si chiede alla regione di rivalutare la norma per l'espulsione e concedere la sospensione per un anno e questo in un momento di forte crisi economica in cui tanti pubblici esercizi rischiano di chiudere. Serve ossigeno anche a questo settore. Il problema va affrontato, soprattutto in una regione che confina con la Slovenia piena di casinò. Serve una soluzione e un anno di tempo per noi appare una risposta sufficiente per portare avanti una riforma strutturata e condivisa».
Considerazioni a cui il movimento di esercenti affianca uno studio dell'ex Aas2 Bassa Friulana-Isontina che ha analizzato le condizioni e gli effetti economici che la presenza delle slot machine provoca sulla gestione degli esercizi. «In termini generali, per tutte le attività analizzate le slot machine rappresentano una fonte di guadagno interessante dice lo studio - e un'eventuale dismissione potrebbe avere un impatto importante per l'attività d'impresa, anche se differenziato a seconda della dimensione dell'azienda e del modello di business seguito».

In particolare per gli esercenti per cui le slot machine sono un'attività accessoria, si tratterà probabilmente di rinunciare a una fonte di incassi anche importante, ma comunque non centrale. Se in media vengono installate 2-3 slot per esercizio e i ricavi medi sono di 4.800-7.200 euro all'anno per slot machine, in totale si tratta di 10-20mila euro di ricavi all'anno. Ma per quei locali che trovano nel gioco lecito una fetta importante della loro proposta di valore, la rimozione delle slot machine potrebbe non solo far perdere importanti profitti, «ma anche allontanare un target di clienti che consumano anche altri prodotti. L'impatto economico risulta maggiore e più difficilmente sostituibile negli esercizi di minori dimensioni, dove le fonti di ricavo alternativo alle slot sono più contenute e diventa più difficile attuare politiche di diversificazione dell'offerta e ottimizzazione dei costi».
L.Z.
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Il Gazzettino