Matteo Renzi, ieri, tra un incontro e l'altro, e l'incontro più lungo è stato quello con il ministro Stefania Giannini, l'ha chiamata «La buona scuola. Facciamo crescere il...
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Il preside-sindaco, forte dell'autonomia scolastica, ammesso che finalmente si riuscirà a realizzarla, sarà colui che coordinerà il lavoro della scuola, curerà i rapporti con il territorio e con il volontariato che avrà luoghi e spazi nelle scuole e con il tessuto produttivo della zona, gestirà la flessibilità dei programmi e degli insegnamenti che non saranno più uguali per tutti ma varieranno a seconda delle esigenze, delle idee e delle opportunità che dà il territorio in cui la scuola è situata. Il preside-sindaco si occuperà dei rapporti con le aziende. E qui, c'è l'altra novità della riforma che s'intreccia con il decreto sul lavoro e si collegherà con il Jobs Act. Renzi, a questo proposito, parla di «modello tedesco». E' un sistema duale che consente alle aziende di fare contratti di apprendistato ai ragazzi delle scuole superiori. Ossia di investire sui ragazzi quando quelli ancora sono in età scolastica e di formarli per poi avviarli a un mestiere. Renzi, nel suo linguaggio pop, fa un paragone calcistico. Le squadre di calcio prima prendono in prestito o in prova un giovane talento e poi lo acquistano. Così sarà per gli studenti che vorranno. Prima l'apprendistato e poi, finita la scuola, l'assunzione.
Più inglese e più Internet (siamo al ritorno, speriamo in meglio, delle tre I della riforma scolastica di Berlusconi) sono altri aspetti della vicenda. Insieme a quello fondamentale dell'edilizia scolastica. Un miliardo è pronto (e un altro miliardo e mezzo arriverà nel 2015 con i fondi europei) per ristrutturazioni e nuove costruzioni. Il piano Renzi-Giannini comprende, poi, la riforma del sostegno. Oggi i bambini disabili vengono trattati tutti alla stessa maniera, come se le patologie fossero tutte uguali. In più, il sostegno viene usato come canale d'ingresso all'insegnamento. Questa confusione tra i due canali verrà abolita dalla riforma. Che introduce la meritocrazia al posto dell'egualitarismo più o meno pigro, tra i docenti.
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Il Gazzettino