Minacce e insulti a Mattarella: 11 indagati, c'è un padovano

Minacce e insulti a Mattarella: 11 indagati, c'è un padovano
L'OPERAZIONEPADOVA Libertà di parola? Sì, ma nei limiti del lecito. E se una volta la chiacchiera da bar non produceva conseguenze, non succede lo stesso con i commenti che si...

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L'OPERAZIONE
PADOVA Libertà di parola? Sì, ma nei limiti del lecito. E se una volta la chiacchiera da bar non produceva conseguenze, non succede lo stesso con i commenti che si lasciano sui social. D'altro canto lo dicevano già anche i romani che verba volant, scripta manent. Ancor peggio, se poi, si offende e si minaccia il Presidente della Repubblica e altre alte cariche dello Stato.

Lo sa bene il padovano che ieri mattina all'alba è stato svegliato dai carabinieri del Ros che, decreto di perquisizione alla mano, gli hanno portato via cellulari e computer, chiavette e altri dispositivi elettronici. È uno degli undici indagati per minacce a offese a Sergio Mattarella in tutt'Italia.
LE DENUNCE
Tra questi ci sono un pensionato, un ottico, due giornalisti di testate online, un impiegato amministrativo di un ospedale romano, uno studente e un professore dell'Università del Molise, Marco Gervasoni, attivissimo su Twitter e già finito in passato sulle pagine di cronaca per offese sessiste.
Gli undici, seppure non si conoscessero nella vita reale, avevano messo in piedi una vera e propria rete di hater (gli odiatori) attivi sui principali social network. Il gruppo era composto da militanti di estrema destra, sovranisti, ma anche impiegati, professionisti. Per questo la procura di Roma li ha indagati per il reato di offesa all'onore e al prestigio del Presidente della Repubblica e istigazione a delinquere.
L'operazione del Ros fa seguito alle indagini avviate già lo scorso agosto nei confronti di un 46enne della provincia di Lecce, accusato degli stessi reati per alcuni post su Twitter. Gli accertamenti hanno consentito ai carabinieri di certificare e ricostruire l'intera filiera dell'odio sul web, rintracciando i membri in diverse zone d'Italia, da Roma a Padova, fino a Bologna o Torino.
IL METODO
Utilizzavano i loro account social per insultare il capo dello Stato con messaggi minatori. «Bastardo», «Devi morire», alcuni dei tantissimi post presi in esame dagli investigatori. In particolare l'ondata di tweet e post è stata registrata durante il lockdown di aprile 2020 ma si è prolungata per quasi uno anno, fino a febbraio di quest'anno: avevano come oggetto critiche feroci alle misure anti Covid.
ABITUDINI VIRTUALI
Ieri mattina per gli indagati sono scattate anche le perquisizioni, sia fisiche che sui loro account social. Il Reparto Indagini Telematiche del Ros ha ricostruito la rete relazionale e le abitudini virtuali dei soggetti coinvolti, tutti tra i 44 e i 65 anni. Gran parte di loro sono vicini ad ambienti di estrazione di estrema destra o sovranisti. Tra i noti, c'è anche l'influencer Francesca Totolo, collaboratrice del Primato Nazionale, oltre al professore universitario Marco Gervasoni, ordinario di Storia Contemporanea all'Università del Molise, inito nel mirino dei carabinieri anche per i suoi contatti e le sue frequentazioni su VKontakte, il cosiddetto «Facebook russo».

Marina Lucchin
© riproduzione riservata
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Il Gazzettino