Migranti, la Mare Jonio fa rotta verso Lampedusa «Ma non potete sbarcare»

Migranti, la Mare Jonio fa rotta verso Lampedusa «Ma non potete sbarcare»
L'EMERGENZAROMA La prua è rivolta verso Lampedusa, dove la Mare Jonio dovrebbe arrivare oggi, nonostante il divieto già firmato da Matteo Salvini a poche ore dal salvataggio,...

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L'EMERGENZA
ROMA La prua è rivolta verso Lampedusa, dove la Mare Jonio dovrebbe arrivare oggi, nonostante il divieto già firmato da Matteo Salvini a poche ore dal salvataggio, per impedire alla la nave di Mediterranea saving humans entri nelle acque italiane. A bordo della nave sono 98 in tutto, 22 bambini e otto donne incinte, soccorsi ieri mattina a settanta miglia da Misurata. L'atto che blocca l'ingresso, già inviato dal titolare dl Viminale ai colleghi Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli per la sigla, che arriva in serata, sarà probabilmente notificato all'alba al capitano dalla Guardia di Finanza. Ma non è escluso che la presenza dei minori e delle donne bisognose di cure non porti a un a soluzione rapida, con un intervento della procura di Agrigento. Il capitano si era rifiutato di contattare le autorità libiche per il coordinamento: «In Libia non ci sono porti sicuri», aveva commentato. Intanto, la Eleonore, la nave della ong tedesca Mission Lifeline, con 101 profughi salvati lunedì, è sempre fuori dalle acque maltesi, mentre la Commissione europea ha avviato il coordinamento - su input della Germania - per il ricollocamento dei migranti, che però sarà possibile solo se fatti sbarcare. Della Mare Jonio, il cui armatore è l'ex assessore veneziano no global Beppe Caccia, le cronache si erano già occupate a marzo quando il capo missione, il veneziano Luca Casarini, già leader del movimento dei Disobbedienti, era stato indagato (assieme al comandante) per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina dopo un intervento con cui aveva tratto in salvo 49 migranti.

L'ULTIMO NAUFRAGIO

La ong ha riferito di aver individuato all'alba il gommone con il proprio radar: «Era sovraffollato, alla deriva e con un tubolare già sgonfio. Per fortuna siamo arrivati in tempo per portare soccorso», completato alle 8.35 di ieri. «Le persone - sottolinea Mediterranea - sono tutte al sicuro, ci sono, però, casi di ipotermia e alcuni migranti hanno segni evidenti dei maltrattamenti e delle torture subite in Libia. Fuggono tutte dall'inferno». La richiesta di indicazioni al Centro di coordinamento del soccorso marittimo della Guardia costiera italiana è caduto nel vuoto, la nave è stata sollecitata a contattare le autorità libiche, dal momento che il salvataggio era avvenuto nell'area di ricerca e soccorso del Paese nordafricano. «Impossibile», la risposta di Mediterranea: la Libia è «un paese in guerra civile dove si consumano tutti i giorni torture e trattamenti inumani e degradanti. Non possiamo violare le convenzioni internazionali». E così dal Centro è comunque partita la richiesta al Viminale per l'individuazione del luogo di sbarco. E, anche in questo caso come nei precedenti, il ministero ha ribadito la linea dura, firmando il provvedimento che vieta alla nave l'ingresso. Il Viminale, attacca Mediterranea postando la foto dei bambini salvati a bordo, «ritiene un pericolo per la sicurezza del nostro paese questi bimbi e le loro famiglie e ci vieta di entrare con loro nelle acque territoriali italiane».
V.E
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Il Gazzettino