La felicità è evidente. Il tono di voce ne da conferma. E poi butta lì: Beh, podemo anca parlar in venessian. Roberto Cicutto è il nuovo presidente della Biennale. Lo ha...
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Possiamo già chiamarla Presidente, quindi.
«Ho avuto la nomina - precisa rispondendo al telefono dall'isola di Malta - ma l'iter non è ancora concluso. Ci vorranno ancora un po' di giorni».
In ogni modo si comincia...
«Sarà una grande avventura. L'esperienza maturata con la Fondazione Cinecittà e l'Istituto Luce sarà senz'altro utile per il lavoro a Venezia. Ho fatto tutta la gavetta: ho iniziato facendo il segretario di produzione, poi il produttore e il distributore cinematografico. Infine è arrivata la proposta di rimettere in piedi Cinecittà. Era il 2017. Un incarico che mi arrivò direttamente dall'attuale ministro. Tre anni di lavoro e abbiamo rimesso in piedi Cinecittà. Un simbolo».
Ha sentito Baratta?
«Sì, ci siamo sentiti. E mi ha fatto i suoi apprezzamenti».
Insomma, le ha passato il testimone. La Biennale con Baratta è tornato ad essere un punto di riferimento della cultura internazionale.
«Certamente. Sono stati anni di grande e proficuo lavoro. Conosco la Biennale da veneziano che l'ha frequentata. Soprattutto Arti Visive e Architettura, oltre al Cinema, ovviamente... Ho meno confidenza con Teatro e Musica, ma imparerò».
Programmi particolari?
«Mi lasci studiare un po'. Lo ritengo necessario. So però, per attestazione diretta, che entro a lavorare in una grande squadra. E di questo non potrò che farne tesoro. La Biennale è una macchina complessa e va capita un po' per volta».
Veneziano, ma soprattutto lei è un nome noto tra addetti ai lavori...
«È vero. Me ne sono andato nel 1967 dopo aver preso la maturità al Liceo Marco Polo. E mi sono ritrovato a Roma nel bel mezzo del Sessantotto...».
Quindi la Biennale ora si ritrova un presidente ex sessantottino...
«Beh, certo. Quanto meno dal punto di vista anagrafico sono stato un sessantottino. Restando a Roma ho avuto la fortuna di conoscere grandi personaggi del mondo del cinema, Franco Solinas, Franco Grimaldi fino a Gian Maria Volontè. Ma a parte questo ho sempre coltivato il rapporto con la mia città. E posso dire di esserne avvantaggiato».
Ora lei sarà alla guida della più grande istituzione culturale veneziana, quella che accentra buona parte dell'attenzione dei media del mondo.
«La Biennale è senz'altro una macchina da guerra. Ne sono consapevole. E se ci penso non posso nascondere che mi tremano i polsi. Ci sono momenti in cui ti accorgi, così come capitava finora a me, che contemporaneamente alle iniziative della Biennale fosse Cinema, Architettura, Arte Visive, la città diventa una capitale della cultura mondiale».
Baratta ha appreso la sua nomina con aplomb. E si è limitato ad un Viva la Biennale...
«Lo ripeto il suo lavoro è stato centrale per l'istituzione. Non so ancora quando lo incontrerò, così come non so quando arriverò a Venezia. È tutto accaduto così rapidamente. È prematuro dare un tempo sui passaggi di consegne».
In tanti le stanno augurando buon lavoro
«Mi fa piacere. E spero di ricompensarne la loro fiducia. Di sicuro, chi già mi conosce, sa che prendo ogni lavoro con grande concretezza».
Paolo Navarro Dina
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Il Gazzettino