La segretaria di ferro. Una specie di vice-presidentessa ombra, come la definì Piergio Baita. La collaboratrice che a volte dormiva a Palazzo Balbi, perchè finiva di lavorare...
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È il sesto degli otto "omissis" svelati nel memoriale di Galan a insinuare che la Minutillo frapponesse il muro della riservatezza per un interesse personale. A volte economico, altre volte di semplice potere. «L'inclinazione di quella donna, rafforzatasi nel corso di quegli anni, a gestire in prima persona come propri ed esclusivi molti rapporti con interlocutori, pubblici e privati, senza riferirmi alcunchè, fu una delle ragioni meno rilevanti rispetto alla motivazione appena esposta, che mi indussero a licenziarla».
Galan parla di una gestione "ad escludendum". Bisognava trovare gli argomenti giusti - anche di natura economica - per entrare nelle grazie della super-segretaria. Di certo l'indole un po' pigra dell'esponente di Forza Italia, con tratti del carattere paciocconi e di autentica bonomia veneta, favorirono quella scalata della Minutillo.
Lucrava, cercava un proprio tornaconto. Galan parla di un vero e proprio "ticket" che si doveva pagare per accedere a Palazzo Balbi. Questa l'accusa, collaterale, dopo aver svelato l'episodio dei due versamenti - per un totale di 500 mila euro - di cui si sarebbe appropriata. Non si nascondeva, ma amava esibire vestiti lussuosi, accessori di marca, gioielli. Galan lo vedeva, ma non se ne era preoccupato fino al momento in cui aveva scoperta il "giochetto" dei 500 mila euro. E allora aveva collegato, come riporta al gip, pratiche private e pubblici comportamenti.
L'avvocato Carlo Augenti è difensore della Minutillo, che l'anno scorso venne arrestata, ma cominciò a collaborare quasi subito, portando a far iscrivere il nome di Galan nel registro degli indagati nell'aprile 2013. «Non riusciranno a dimostrare che è inattendibile, perchè la signora Minutillo ha detto la verità» spiega il legale. Che riferendosi alla rottura del governatore con la segretaria, ora definita traumatica, aggiunge: «Lo dice dopo dieci anni? Ma allora come spiega di aver acquistato quote della società dove operava Claudia Minutillo se non si fidava più di lei?».
Dovessimo arrivare, un giorno, a un confronto in udienza pubblica tra l'uomo e la donna che all'alba del nuovo millennio gestivano il Veneto, se ne vedrebbero delle belle. Chissà, tra non molto potrebbe anche accadere. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino