Medici radiologi sul piede di guerra «Bloccare subito quel protocollo»

Medici radiologi sul piede di guerra «Bloccare subito quel protocollo»
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PORDENONE - È solo l'ultima delle diatribe scoppiate all'interno degli Ospedali Riuniti, ma rischia di tramutarsi in un durissimo braccio di ferro. La vicenda riguarda il protocollo sottoscritto dal direttore Paolo Bordon con i responsabili delle Radiologie e della Diagnostica per immagini. In pratica il documento spiega che alcuni esami potranno essere fatti senza la presenza del medico radiologo, ma solo dal tecnico di radiologia. Non solo. Ci sarà poi un largo utilizzo della teleradiologia e della telerefertazione. In pratica determinati esami senza liquido di contrasto saranno eseguiti da tecnici, ma saranno inviati da un ospedale all'altro dove saranno refertati a distanza dal medico radiologo. Un protocollo che però è stato contestato subito. «Noi della Cimo - spiega il delegato Francesco Di Nunzio - rappresentiamo otto dei 14 medici radiologi, ma anche gli altri sono sulla stessa linea. Contestiamo apertamente questo protocollo ed esprimiamo la solidarietà ai medici radiologi obbligati dal decreto della Direzione a procedure di telerefertazione di esami radiologici eseguiti da personale in altra sede ed il loro assenza. Il nostro impegno sarà quello di supportarli nella richiesta di operare in condizioni tali da garantire al paziente il massimo impegno professionale e la piena sicurezza». Il protocollo aveva già sollevato le perplessità di un altro sindacato, ma la Cimo, se i radiologi lo riterranno opportuno, è pronta a sostenerli anche nelle vie legali. A firmare l'accordo erano stati i primari. «In questa maniera - conclude il sindacalista Di Nunzio - si mina il rapporto di fiducia all'interno del Servizio causando grossi problemi anche all'operatività».

ldf

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Il Gazzettino