«Medaglia falsa» in aula l'originale militare assolto

«Medaglia falsa» in aula l'originale militare assolto
IL PROCESSOBELLUNO Non aveva mai consegnato il documento originale della medaglia statunitense Army Commendation Medal, che si era fatto registrare nel suo curriculum militare,...

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IL PROCESSO
BELLUNO Non aveva mai consegnato il documento originale della medaglia statunitense Army Commendation Medal, che si era fatto registrare nel suo curriculum militare, dopo una missione in Afghanistan. Questo fece insospettire i superiori. Ci fu poi una soffiata partita dall'ambiente di veleni della caserma Salsa e così il capitano Paolo Mastromatteo, 45enne originario della provincia di Foggia, ma residente in via Caduti del Lavoro a Belluno, è finito alla sbarra.

LE ACCUSE
Le accuse erano pesantissime, in particolare per un alpino del Settimo Reggimento di Belluno: ieri pomeriggio, in Tribunale a Belluno, è stato scagionato con formula piena. Mastromatteo era chiamato a rispondere di 4 capi di imputazione che andavano dalla falsità ideologica, alla falsità materiale commesse da un pubblico ufficiale. Avrebbe chiesto la certificazione del diploma di conferimento della medaglia statunitense, non presentando l'originale, simulando copia dell'atto. Inoltre in allegato alla richiesta di autorizzarlo a fregiarsi di decorazioni non nazionali (riconosciuta dallo Stato Italiano ma che non prevede avanzamenti di carriera ndr) che il capitano aveva inviato al comando Brigata Alpina Julia di Udine c'era un visto con una firma disconosciuta dal colonnello Stefano Mega, allora al comando del Settimo, che ha negato di averla mai fatta.
LA SENTENZA
«Assolto, perché il fatto non sussiste», ha sentenziato il giudice Angela Feletto, che nelle motivazioni lette contestualmente ha ripercorso la vicenda sottolineando che «il certificato prodotto in aula risulta originale», come aveva detto poco prima in aula il colonnello Diego Zamboni che nel 2014 ricevette dall'imputato l'originale. Ha spiegato che non lo ha consegnato agli inquirenti che stavano indagando sull'ipotesi di falso perché non gli era stato chiesto. A pesare nella sentenza anche la testimonianza della moglie dell'imputato che aveva raccontato di quel giorno in cui ricevette nella posta di casa in via Caduti del Lavoro quella busta dagli Stati Uniti. Dentro la medaglia, con il certificato che, come detto dal giudice nelle motivazione, «l'Ambasciata degli Stati Uniti non ha smentito con sicurezza», non potendo escludere che fosse stata consegnata in un secondo momento rispetto agli altri colleghi.
IL MISTERO

Il pm Sandra Rossi aveva chiesto un anno e 9 mesi di reclusione per il militare. Aveva sottolineato come in aula era emerso che quel riconoscimento, dopo la missione, era stato inviato a tutti i militari, escluso l'imputato. Ha spiegato che veniva trasmesso non tramite posta, ma per via telematica all'alpino referente, che poi li distribuiva e che l'ambasciata aveva confermato che il nominativo di Mastromatteo non c'era. L'imputato nel suo esame aveva spiegato a sua volta che un collega americano gli aveva detto: «Ti farò un bel regalo». Ma non ha saputo dire il cognome del militare, spiegando solo che si faceva chiamare Huston e che questo nomignolo era scritto sulla tuta mimetica (dove c'è sempre scritto solo il cognome).
Olivia Bonetti
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Il Gazzettino