Maxi truffa Gaiatto La Cassazione respinge il ricorso

Maxi truffa Gaiatto La Cassazione respinge il ricorso
L'INCHIESTAPORDENONE Alla vigilia del processo sulla mega truffa della Venice Investment Group arriva il pronunciamento della Cassazione sulla misura cautelare che lo scorso...

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L'INCHIESTA
PORDENONE Alla vigilia del processo sulla mega truffa della Venice Investment Group arriva il pronunciamento della Cassazione sulla misura cautelare che lo scorso settembre ha portato Fabio Gaiatto in carcere e la compagna Najima Romani ai domiciliari (misura aggravata con il carcereo lo scorso dicembre). Per entrambi si è formato un giudicato cautelare sfavorevole.

Associazione per delinquere finalizzata alle truffe, abusivismo finanziario e autoriciclaggio sono i reati su cui si fonda il provvedimento cautelare del gup Rodolfo Piccin, confermato anche dal Riesame di Trieste. È sull'ordinanza emessa il 2 ottobre scorso dai giudici del Tribunale giuliano che le difese della coppia avevano tentato di far leva in Cassazione. Il pericolo di recidiva era stato considerato soltanto apparente, in quanto il sequestro della società usata per truffare i risparmiatori avrebbe impedito di continuare i raggiri e gli episodi di autoriciclaggio. La Cassazione ha invece confermato che le esigenze cautelari valutate dal Riesame erano e sono tuttora attuali.

Il pericolo di fuga non è campato in aria, ma «fondato - si legge nella sentenza - sulla valorizzazione del contenuto di intercettazioni che danno conto in modo esplicito di un preciso progetto di allontanamento del Gaiatto, che coinvolgeva espressamente anche la Romani». Il trader, infatti, in un colloquio in carcere con la madre aveva ammesso che era pronto a scappare con la famiglia. Anche per la Romani il ricorso è stato giudicato infondato. Si è ritenuto che la compagna di Gaiatto avesse la «possibilità di gestire autonomamente le attività delittuose» e «avesse dimostrato un particolare attivismo fino» alla vigilia dell'applicazione degli arresti domiciliari. Il fatto che entrambi avessero immobili e denaro all'estero è la conferma, per i giudici, che avrebbero potuto lasciare l'Italia in qualsiasi momento. Per la Cassazione l'ordinanza del Riesame di Trieste è priva di «vizi logici e coerente con le emergenze». I ricorsi sono stati rigettati: Gaiatto e la Romani condannati al pagamento delle spese processuali.
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Il Gazzettino