Marco Gervasoni Che i giornali inglesi come il «Financial Times»

Marco Gervasoni Che i giornali inglesi come il «Financial Times»
Marco Gervasoni Che i giornali inglesi come il «Financial Times» o qualche ministro francese si impauriscano per l'arrivo dei...

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Marco Gervasoni


Che i giornali inglesi come il «Financial Times» o qualche ministro francese si impauriscano per l'arrivo dei barbari Di Maio e Salvini è comprensibile, anche se non accettabile. Che però una parte degli italiani, quelli contrari al governo, considerino barbari chi ha votato per 5 stelle o Lega è purtroppo una vecchia storia, quasi mai gloriosa e sempre foriera di danni. Crediamo infatti che nel programma dell'eventuale nuovo esecutivo, assieme ad alcuni punti buoni, ve ne siano molti di discutibili. Ma allo stesso modo pensiamo non sia né saggio né giusto intentare un processo alle intenzioni e ancor peggio additare in un governo ancora virtuale l'anticamera di un regine autoritario.
Stiamo infatti parlando di un maggioranza che disporrà di sei voti di scarto al Senato, priva dei numeri per introdurre modifiche costituzionali, le cui leggi saranno sottoposte alla rilettura della cosiddetta navetta Camera-Senato e all'esame delle varie Corti: insomma saranno tarate da tutti i pesi e i contrappesi delle nostre istituzioni. Il nostro sistema (purtroppo, aggiungiamo) non è plasmato per decidere: e non diventerà certo decisionista domani con Di Maio e Salvini. Anche perché, ultimo ma non per importanza, c'è il presidente della Repubblica. Che, se esercita le sue prerogative su ogni esecutivo, su questo adotterà un occhio particolarmente vigile, fino probabilmente a curare che ministri degli Esteri, della Difesa e dell'Economia non siano eccessivamente anti-sistema.
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Il Gazzettino