«Ma ci permetta di spendere»

«Ma ci permetta di spendere»
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«È vero: l'Italia è il paese dell'eccellenza, tra i più belli del mondo. E va valorizzata e custodita. I sindaci, almeno quelli che conosco personalmente e con cui ho rapporti constanti, fanno di tutto per rendere le loro città sempre più belle e confortevoli. Accolgo quindi l'invito del presidente del Consiglio. Ma si potrebbe fare molto di più e meglio con un piccolo aiuto, magari allentando il patto di stabilità almeno per i comuni virtuosi».

Giovanni Manildo, sindaco di Treviso, è ormai da tutti considerato un «renziano». Non è un mistero il filo diretto che ha con il premier, che solo un paio di settimane fa gli ha anticipato con una telefonata il siluramento del prefetto Maria Augusta Marrosu per la problematica gestione dell'emergenza profughi. Le parole arrivate da Tokyo però lo hanno colpito. Ma non è nel suo carattere fare polemica. Come sempre, preferisce guardare il bicchiere mezzo pieno. Evita quindi di leggere l'esortazione di Renzi come un rimprovero. La prende invece come un incoraggiamento. Ma conosce benissimo la situazione dei comuni: tante cose da fare, pochissime risorse a disposizione, tagli continui ai trasferimenti. Quindi, se Renzi esorta i primi cittadini a fare di più qualcosa la deve anche concedere.
«I sindaci non si risparmiano, fanno già tanto - continua Manildo - si potrebbero realizzare opere ancora più belle se solo spendere non fosse così difficile. L'allentamento del patto di stabilità sarebbe un ottimo primo passo. Tanti comuni virtuosi, come Treviso, avrebbero già adesso a disposizione le risorse per migliorare i loro centri, per fornire più servizi. Ma non possono utilizzarle». Insomma: quello che manca è la libertà di poter disporre dei propri fondi. Non certo la voglia. Anche se Renzi esorta i primi cittadini «a lavorare di più».
Manildo, pacato come sempre, incassa. E ribatte con stile: «L'Italia è un paese fantastico, ma migliorarlo o tenerlo in ottime condizioni non dipende solo dalla voglia di lavorare dei sindaci. I colleghi con cui mi confronto ogni giorno, i sindaci dei comuni veneti, lavorano tutti moltissimo. Dovrebbero invece avere delle possibilità in più. Non dico aumentare i trasferimenti, che sarebbe una cosa meravigliosa, ma almeno l'allentamento del patto di stabilità. Sarebbe già una bella cosa».

E mentre Renzi da Tokyo frusta i primi cittadini, nei comuni guardano tutti con una certa preoccupazione i dati snocciolati dalla Corte dei Conti, che evidenzia come la pressione fiscale locale sia notevolmente aumentata. E all'orizzonte c'è anche l'ipotesi di togliere le tasse sulla prima casa, una delle poche entrate rimaste alle piccole amministrazioni. Insomma: tutti hanno voglia di lavorare per migliorare la propria città, ma farlo con le mani legate da balzelli e impedimenti diventa troppo complicato. E anche su questo Manildo evita la polemica ma analizza molto lucidamente: «Da molti anni assistiamo a una politica centrale che penalizza i comuni - ammette - speravamo che con Renzi, il ministro Del Rio e il presidente dell'Anci Fassino ci fosse un'inversione di tendenza. Purtroppo non è ancora stato possibile. Ma sono fiducioso. Se verrà tolta la tassa sulla casa ci dovrà essere una soluzione alternativa, altrimenti sarà un problema per le casse comunali. Ma da quello che ho sentito questa esigenza è ben presente in chi sta studiando le riforme, è già nella testa di chi ci sta lavorando. Staremo a vedere».
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Il Gazzettino