Luca Ricolfi Non sono un giurista. Quindi è possibile che quel che sto per

Luca Ricolfi Non sono un giurista. Quindi è possibile che quel che sto per
Luca RicolfiNon sono un giurista. Quindi è possibile che quel che sto per dire verrà giudicato inappropriato, semplicistico, aberrante, contrario alla civiltà giuridica. Però...

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Luca Ricolfi
Non sono un giurista. Quindi è possibile che quel che sto per dire verrà giudicato inappropriato, semplicistico, aberrante, contrario alla civiltà giuridica. Però sento la necessità di dirlo.

A Strasburgo, martedì sera, tre persone hanno perso la vita, altre lottano conto la morte, altre ancora sono rimaste gravemente ferite perché un giovane di origine nordafricana, nato in Francia, ha deciso di onorare così il suo Dio. O almeno così pare, se è vero quel che riferiscono i testimoni, ossia che è fuggito gridando Allah Akbar, Allah è grande.
Ora, agli attentati terroristici nel cuore dell'Europa purtroppo siamo ormai abituati da anni. Così come siamo consapevoli che non esiste un modo per renderli impossibili. Però c'è una cosa che non mi torna, come cittadino europeo. Le cronache riferiscono che il giovane Cherif Chekatt (così si chiama l'attentatore) era già stato condannato 27 volte, in Francia, in Germania e in Svizzera. Per reati comuni (nel senso di non legati al terrorismo), ma non certo di poco conto (truffe, violenze, rapine, furti, a quel che si apprende: ma solo il tempo ci dirà se è esattamente così). Pare che la polizia francese l'avesse schedato con la fiche S, ossia con il codice che contraddistingue i soggetti pericolosi (S sta per sûreté de l'Etat, sicurezza dello Stato), non necessariamente islamici o terroristi in erba.
Segue a pagina 27
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Il Gazzettino