Lo studio dei cugini della Cgia di Mestre non sorprende i vertici della Confcommercio del Veneto. La grande famiglia dei piccoli produttori, artigiani o negozianti che siano, alla...
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È un problema che si trascina nel tempo, quindi?
«Purtroppo il Paese ha cominciato a imboccare questo percorso più di dieci anni fa, quando è iniziata una crisi della finanza internazionale che è diventata la crisi delle famiglie italiane. Il fatto è che i consumi non sono solo calati, ma sono proprio cambiati come tipologia di bisogni. Per dire: c'è chi una volta faceva quattro pasti al giorno, mentre adesso si limita a tre o due. Questo inevitabilmente si riflette sulla spesa alimentare, in particolare su quella per il cibo di qualità».
E poi?
«A queste trasformazioni dobbiamo aggiungere anche la tradizionale tendenza dei veneti a essere un popolo di risparmiatori: per cercare di non perdere quel minimo di autonomia economica che ci fa stare più tranquilli, tagliamo ciò che riteniamo superfluo e così spendiamo meno di un tempo, anche per la casa».
Per esempio sul mutuo, come afferma la Cgia?
«Esattamente. La stretta creditizia attuata dalle banche e la perdita del posto fisso hanno cambiato la nostra percezione dell'abitazione. Una volta essere proprietari della casa era un sogno, mentre ora è diventato un incubo, per cui molti preferiscono vivere in affitto. Tutto questo è la conseguenza di scelte strategiche sbagliate da parte dei vari Governi che si sono succeduti, i quali hanno tolto ai cittadini i punti di riferimento. Chi è abituato a pagare, paga quello che deve, ma spende meno di ciò che vorrebbe, purtroppo».
Il paventato aumento dell'Iva è stato scongiurato: non basta?
«Quando sentivo parlare che avrebbero ritoccato quell'imposta, mi arrabbiavo come una bestia. Ma per un motivo diverso da quello che si potrebbe pensare. Ero furioso perché sapevo che nessuno l'avrebbe mai alzata: l'hanno semplicemente usata come spauracchio per giustificare l'inserimento di altre tasse, senza tagliare i veri sprechi. Intanto i centri storici si svuotano e i negozi abbassano le serrande. Basterebbe che ci lasciassero lavorare, facendoci pagare quando guadagniamo, non a prescindere. Invece no, ci tolgono i soldi e pure il sorriso». (a.pe.)
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Il Gazzettino