Leonard Bernstein nel centenario della nascita

Leonard Bernstein nel centenario della nascita
Leonard Bernstein, di cui ricorre il 25 agosto il centenario della nascita, era un personaggio in certo senso sdoppiato. Da un lato il compositore legato al pensiero...

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Leonard Bernstein, di cui ricorre il 25 agosto il centenario della nascita, era un personaggio in certo senso sdoppiato. Da un lato il compositore legato al pensiero multiculturale statunitense, dall'altro il direttore che, da Haydn a Mahler, era intimamente vicino alla Mitteleuropa. Nella produzione posteriore a Mahler ritrovava un gusto americano globale, nell'abbandono del Novecento europeo e nella predilezione per Gershwin e Copland. In questi autori l'anima di Bernstein trovava forti convergenze con le sue opere.

Vitalistico e classicista, Bernstein è un musicista non facile nella molteplicità dei suoi interessi. Vive in bilico tra una tradizione classico-romantica europea, che si riallaccia come direttore a Bruno Walter, e nel contempo nell'ultimo decennio amplia la propria prospettiva musicale nello spazio cosmico dell'ultimo Bruckner e dell'ultimo Mahler. Nelle tarde esecuzioni con la Filarmonica di Vienna e la Filarmonica di Israele, Bernstein sembra procedere oltre i testi, in una concezione spaziale del suono. Questa geniale anomalia costituisce l'aspetto più conturbante dell'interprete immenso. Solo a Bernstein era consentito dilatare il tempo in maniera abnorme, senza per questo apparire arbitrario.
Fin dalla giovinezza era sempre impeccabile in Haydn, in Beethoven e in tutto il repertorio viennese. A lui si deve la conoscenza di Mahler negli Stati Uniti in anticipo sull'ecumenica diffusione di quel sinfonismo.
La sua produzione compositiva è quasi un manifesto contro le avanguardie europee del Novecento. A Spoleto, per iniziativa di Menotti, avvenne la prima affermazione in Italia di Bernstein autore con la drammatica West Side Story, per la coreografia di Jerome Robbins.
Bernstein sperimentò i più vari aspetti del comporre, dal balletto al teatro, dalle commedie musicali all'operetta, dalle sinfonie ai complessi lavori sinfonico-vocali, nei quali era presente la sua forte individualità ebraica. L'aspetto leggero, come la mobilità delle sue idee creative, senza vincoli accademici, ebbero larghi consensi. In lui l'eclettismo è la conferma di una prorompente vitalità.

Oggi si ricorda la proteiforme personalità di questo straordinario intellettuale.
Mario Messinis
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Il Gazzettino