Legno, acciaio e ferro: i costi si impennano «Paga il cliente»

Legno, acciaio e ferro: i costi si impennano «Paga il cliente»
LA CATEGORIAPADOVA Oggi è un problema degli imprenditori, domani sarà un problema di tutti. Suona così il campanello d'allarme di Confapi, Confederazione della piccola media...

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LA CATEGORIA
PADOVA Oggi è un problema degli imprenditori, domani sarà un problema di tutti. Suona così il campanello d'allarme di Confapi, Confederazione della piccola media industria, che alza l'attenzione sul problema dei costi delle materie prime. Aumentati a dismisura e in alcuni casi addirittura raddoppiati, rischiano di pesare in modo importante anche sul prezzo finale pagato dai clienti. «Da qualche mese si è aperta la caccia grossa alle materie prime, con ulteriori, altissimi ostacoli per il mondo produttivo, che oggi più che mai avrebbe bisogno di altre basi per ripartire» sottolinea l'associazione di categoria. A Padova sono interessate almeno 19 mila imprese manifatturiere attive nel settore metallurgico, della plastica, del legno e delle costruzioni.

I NUMERI
Fabbrica Padova, centro studi dell'associazione, ha messo in fila alcuni dati. Secondo l'ultimo aggiornamento del Fondo monetario internazionale a marzo si è registrata una crescita del prezzo dei metalli di base del 65,7% su base annua, particolarmente pesante per minerali dall'enorme utilizzo come ferro (+88,1%), stagno (+77,0%), rame (+73,4%) e alluminio (+36,0%). Ma a preoccupare è anche e soprattutto l'acciaio: una media di aumenti che, per alcune tipologie, supera il 100%. Un discorso analogo riguarda le materie termoplastiche come il Pvc e il polipropilene, che hanno registrato aumenti del 90%. Ma anche il legname da opera ha registrato aumenti che, dallo scorso settembre, toccano il 70%.
Confapi coinvolge nel proprio allarme anche quattro imprenditori testimoni di queste difficoltà: Lorenza Corazza per JVP Srl, Nicola Marzaro per Sirman Spa, Giancarlo Piva per Micromeccanica Srl e Lanfranco Gottardo per Lamapla Srl-Super78.
I CONSUMATORI
«La questione dei rincari non riguarda solo le aziende produttrici e assemblatrici che devono acquistare le materie prime, ma qualunque cittadino - evidenza il presidente Carlo Valerio - Questo non soltanto perché le imprese coinvolte nella filiera sono molte di più delle 19 mila che abbiamo stimato. A essere penalizzati, alla fine della catena, saranno proprio i consumatori. E questo perché i rincari presenti al momento dell'acquisto delle materie prime da parte delle imprese poi si scaricheranno su di loro, come in parte sta già avvenendo. I produttori oggi rischiano di passare per banditi, perché da qualche parte dovranno scaricare questi rincari, ma siamo di fronte a un fenomeno su cui possono incidere poco. Davanti a un rialzo speculativo del genere è la politica a dover intervenire, anche in sede di Unione europea».
LE CAUSE
«Tra i fattori più rilevanti c'è la ripresa economica e sanitaria della Cina e di altri paesi asiatici, che non hanno perso tempo nell'accaparramento delle materie prime, seguiti dagli Usa. All'aumento dei prezzi hanno contribuito anche cause di forza maggiore come uragani e gelate, tra cui quella che in Texas che ha fermato diversi impianti di lavorazione, oltre che la speculazione di molti fondi in questo periodo di pandemia».
GLI ESEMPI

Un frigorifero combinato di 330 litri, attualmente sul mercato a 349 euro, potrebbe a breve arrivare a costare fino a 94 euro in più. Una lavatrice da 6 chilogrammi di portata, oggi sul mercato a 216 euro, al consumatore potrebbe costare 55 euro in più. Un armadio a quattro ante da 220 centimetri per 260, che al consumatore costa 305 euro, potrebbe costare 34 euro in più.
Gabriele Pipia
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Il Gazzettino