LE REAZIONI PIEVE DI CADORE «Ammetto di aver provato imbarazzo: spero che

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LE REAZIONI
PIEVE DI CADORE «Ammetto di aver provato imbarazzo: spero che chi deve tutelare la mia salute, in questo caso l'Usl 1 Dolomiti, chiarisca la situazione all'ospedale di Pieve di Cadore». Il riferimento del sindaco Bepi Casagrande è alle affermazioni rilasciate sabato da un'operatrice socio sanitaria che lavora in un reparto della struttura. La donna, facendosi portavoce di altri 14 colleghi, ha dichiarato che non si vaccinerà contro il covid-19. Minacciando addirittura le dimissioni nel caso in cui il vaccino diventasse obbligatorio. «Mi dispiace che ci siano oss che hanno questa posizione e questa perplessità nei confronti della vaccinazione anti-covid ha commentato il primo cittadino di Pieve - Io la penso al contrario. In una situazione di crisi pandemica dove la scienza sostiene che l'unico rimedio è il vaccino, come possiamo tollerare che questi si rifiutino di farlo e continuino ad operare all'interno della comunità?». La posizione del sindaco è chiara ed è simile a quanto si diceva per coloro che non usano la mascherina o creano assembramenti: «Con questo atteggiamento, secondo la scienza, non compromettono solo loro se stessi, ma anche gli altri. In altre parole, mi trovo a contatto con delle persone che non vaccinandosi possono compromettere la mia salute».

LA POSIZIONE DELL'USL
L'Usl 1 Dolomiti, al momento, preferisce non fare dichiarazioni sul caso specifico: «No comment. Valuteremo». Tuttavia, secondo il direttore del Dipartimento di Prevenzione Sandro Cinquetti, la partita non è ancora persa: «Sono convinto che anche queste persone si convinceranno a fare il vaccino. Non è da escludere una seconda tornata per coloro che hanno bisogno di più tempo. La soluzione, a volte, consiste nel sedersi intorno a un tavolo e ragionare con calma». Attualmente il vaccino viene somministrato su base volontaria. È raccomandato, ma non obbligatorio. Da quanto affermano fonti interne all'azienda sanitaria il problema non risiede in coloro che non vogliono vaccinarsi, «non c'è resistenza né tanto meno esitazione», bensì nella domanda sempre maggiore. Cioè lo vogliono fare tutti. «In questa prima fase la vaccinazione si svolge secondo i criteri di adesione ordinaria che viaggia sul 75-80-85% - ha chiarito il dottor Cinquetti Tra 15-20 giorni anche i non vaccinati o i cosiddetti esitanti si vaccineranno specialmente coloro che lavorano in reparti significativi. Per rendere il vaccino obbligatorio servirebbe una legge dello Stato». L'articolo 32 della Costituzione dice infatti che «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge». Ma c'è un altro strumento in seno alle usl: «I sistemi di medicina preventiva aziendali, sia nostri che delle case di riposo, hanno i mezzi per valutare se alcuni soggetti addetti a mansioni di particolare impatto con l'utenza possano continuare a svolgerle pur non essendo vaccinati». Per Cinquetti è una «valutazione che va fatta. Non si traduce in un obbligo. Ma in una raccomandazione che diventa più importante». Il caso delle operatrici sanitarie di Pieve di Cadore contrarie al vaccino ha provocato un'onda di sdegno lungo tutto il territorio.
IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA

«Sono convinto che la vaccinazione anti covid sia l'unica strada percorribile ha sottolineato il presidente della Provincia Roberto Padrin è una responsabilità nei confronti nostri e degli altri. Non mi permetto di giudicare chi non vuole farlo ma il mio pensiero è che appena potrò lo farò. Nessuno può paragonare il coronavirus a un'influenza. Ora è una malattia che si combatte con grande difficoltà e poche armi».
D.P.
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Il Gazzettino