Le colline del Prosecco nelle foto del cantore Galifi

Le colline del Prosecco nelle foto del cantore Galifi
IL VOLUMELe colline del prosecco hanno il loro cantore: si chiama Francesco Galifi e nessuno come lui sa ritrarne l'anima. Per questo le sue foto sono state inserite nel dossier...

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IL VOLUME
Le colline del prosecco hanno il loro cantore: si chiama Francesco Galifi e nessuno come lui sa ritrarne l'anima. Per questo le sue foto sono state inserite nel dossier presentato all'Unesco per decretare questa zona tra Conegliano e Valdobbiadene, nell'Alta Marca trevigiana, patrimonio dell'umanità. Al di là di come andrà a finire, tra bocciature, polemiche e rilanci, le immagini del fotografo coneglianese incantano per la suggestiva bellezza, intrisa di poesia. Una ventina i libri già pubblicati, molti con l'editore vittoriese De Bastiani. Tra i tanti ricordiamo Le colline del prosecco con testi di Emanuela Da Ros e le parole di noti scrittori, poeti, giornalisti che hanno reso omaggio a questi luoghi, da Andrea Zanzotto a Giovanni Comisso.

LA PRESENTAZIONE

L'ultimo lavoro, diverso da tutti gli altri, sarà presentato venerdì 18 gennaio alle 19 nel Municipio di Conegliano. Semplicemente G_Lifi il titolo del libro edito da Arti Grafiche Conegliano con testi critici di Sabrina Zannier e poesie di Isadora Doimo. Una sorta di Galifi oltre Galifi poiché l'autore propone una trasfigurazione del paesaggio, attraverso un libro d'arte che racconta in modo nuovo i luoghi della pedemontana veneta e friulana, più intimista e introspettiva. Ai tradizionali scatti se ne aggiungono di nuovi, evocativi, espressione di una bellezza forse meno oggettivamente dirompente ma più emotiva, quasi dipinta attraverso 156 pagine e 95 foto, testo in italiano e inglese, un formato originale nelle misure 33 X 23 e anche nella composizione editoriale. Il libro d'arte è stato fortemente voluto dal patron di Arti Grafiche, Sandro Dal Cin, innamorato della propria terra, come del resto lo è Galifi. Le immagini risultato sospese tra realismo e visionarietà, elevando il paesaggio a sfera concettuale ed emozionale in un perseverante slittamento fra la realtà fenomenica e l'immaginazione dell'artista come scrive nel saggio critico la curatrice Sabrina Zannier. Si tratta di un paesaggio propriamente autoriale, nato da una ricerca costante, che ha condotto il fotografo a una consapevolezza del suo modo di porsi innanzi al mondo: con i piedi saldi a terra, nell'esplorazione della natura e con la mente fluttuante a occhi chiusi, come lui stesso afferma nella frase che apre le sezioni fotografiche. Perché camminare fotografando a occhi chiusi è metafora di creazione precisa Zannier. In questo particolare modo di accostarsi al paesaggio, che è sempre frutto di interazione tra storia e memoria, tra uomo e natura, Galifi svela la matrice dei suoi studi classici e filosofici, seguiti da una laurea in Conservazione dei Beni Culturali presso l'Università di Udine. Siano dettagli o aperture di ampio respiro, le foto di questo artista vivono sospese nella meraviglia di un tempo mutante, nella perseverante relazione fra le regole della natura e le potenzialità immaginifiche dell'autore. Osservando centinaia di fotografie prodotte nell'arco degli ultimi vent'anni, indagando fra immagini anche molto diverse tra loro, ma tutte accomunate dall'attenzione alla natura, s'individuano tre tipologie di paesaggio: Paesaggio Evocativo, Paesaggio Sintetico, Paesaggio Inciso. Sono queste le titolazioni dei capitoli fotografici che scandiscono il volume in grado di trasportarci in un mondo magico, dove il tempo si ferma tra echi d'eterno.
Laura Simeoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino