LA TESTIMONIANZA TREBASELEGHE Dopo 26 giorni di ricovero all'ospedale San Giacomo

LA TESTIMONIANZA TREBASELEGHE Dopo 26 giorni di ricovero all'ospedale San Giacomo
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LA TESTIMONIANZA
TREBASELEGHE Dopo 26 giorni di ricovero all'ospedale San Giacomo di Castelfranco Veneto, di cui 23 sotto ossigeno, nel limbo tra la vita e la morte per almeno una settimana, è tra coloro che ce l'hanno fatta a sconfiggere il covid-19.

Fabio Cazzaro, 51 anni, organizzatore di eventi e concerti musicali, da dieci anni impegnato nella preparazione della storica fiera dei Mussi, ha voluto raccontare il calvario che ha vissuto da quel «maledetto 7 marzo», il giorno in cui ha manifestato i primi sintomi. Cazzaro ha deciso di scrivere un libro a quattro mani con l'amico Dario Guerra dal titolo o l'ho sconfitto, che presenterà oggi alle 20.45 all'auditorium comunale di Trebaseleghe, per esorcizzare la malattia che gli ha cambiato la vita e per ringraziare chi gli è stato vicino in questi mesi di sofferenza.
«Volevo davvero raccontare questa esperienza che mi ha stravolto l'esistenza- spiega Cazzaro, in passato anche animatore di pianobar al Pioniere di Borgoricco - Voglio dire a coloro che non credono all'esistenza del virus che il Covid esiste, è subdolo ed estremamente pericoloso. Ho sempre pensato alla morte, ancora prima di ammalarmi di Covid, ma questa vicenda personale mi ha turbato profondamente. È stata la prova più dura della mia vita».
Cazzaro ripercorre l'odissea che lo ha travolto: «Dopo la comparsa dei primi sintomi che risalgono allo scorso 7 marzo - ricorda - per nove giorni consecutivi sono rimasto a casa con la febbre che saliva e scendeva, mal di denti, spossatezza e perdita del gusto. Il 17 marzo sono stato ricoverato all'ospedale: avevo perso 10 chili e la mia situazione clinica era considerata critica. All'ospedale mi hanno messo in isolamento. Ricordo bene che quando mi hanno confermato la positività al Covid non riuscivo a reagire: ero apatico, spossato e mi mancavano le forze. Non sentivo dolore fisico, la sofferenza è stata soprattutto psicologica. Bloccato a letto, impossibilitato a muovermi, ho ripercorso mentalmente la mia vita. Grazie al cielo, mi hanno aiutato la famiglia, gli amici veri e la mia capacità di autocontrollo emotivo e mentale, un atteggiamento maturato in tanti anni di lavoro».
Cazzaro, che da anni vive a Castelminio di Resana ma frequenta abitualmente Trebaseleghe, sua città natale dove abita la famiglia d'origine, lo scorso 12 aprile è stato dimesso. Il 10 maggio, dopo l'ennesimo tampone, si è negativizzato ma la sua vita è mutata profondamente: «Ora vedo tutto con un altro punto di vista - ammette - Prendo la vita con più filosofia. Ho visto morire una delle persone che ho incontrato all'ospedale e adesso cerco di vivere più serenamente e con meno frenesia. Sono ripartito da zero, riconsiderando anche le vere amicizie rispetto a quelle non sincere».

«La musica - conclude Cazzaro - per me è stata una terapia e mi dispiace ora che il settore dello spettacolo soffra questo periodo di crisi in maniera drammatica. Il mio auspicio oggi? Di convivere con il virus che c'è ed è tremendo, senza però falsi allarmismi. Credo che prendere sottogamba l'epidemia sia una cosa sbagliata, ma bisogna sapere che uscirne si può e si deve. Per se stessi e per chi ci ama veramente».
Luca Marin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino