LA TESTIMONIANZA
TREBASELEGHE Dopo 26 giorni di ricovero all'ospedale San Giacomo

Giovedì 22 Ottobre 2020
LA TESTIMONIANZA
TREBASELEGHE Dopo 26 giorni di ricovero all'ospedale San Giacomo di Castelfranco Veneto, di cui 23 sotto ossigeno, nel limbo tra la vita e la morte per almeno una settimana, è tra coloro che ce l'hanno fatta a sconfiggere il covid-19.
Fabio Cazzaro, 51 anni, organizzatore di eventi e concerti musicali, da dieci anni impegnato nella preparazione della storica fiera dei Mussi, ha voluto raccontare il calvario che ha vissuto da quel «maledetto 7 marzo», il giorno in cui ha manifestato i primi sintomi. Cazzaro ha deciso di scrivere un libro a quattro mani con l'amico Dario Guerra dal titolo o l'ho sconfitto, che presenterà oggi alle 20.45 all'auditorium comunale di Trebaseleghe, per esorcizzare la malattia che gli ha cambiato la vita e per ringraziare chi gli è stato vicino in questi mesi di sofferenza.
«Volevo davvero raccontare questa esperienza che mi ha stravolto l'esistenza- spiega Cazzaro, in passato anche animatore di pianobar al Pioniere di Borgoricco - Voglio dire a coloro che non credono all'esistenza del virus che il Covid esiste, è subdolo ed estremamente pericoloso. Ho sempre pensato alla morte, ancora prima di ammalarmi di Covid, ma questa vicenda personale mi ha turbato profondamente. È stata la prova più dura della mia vita».
Cazzaro ripercorre l'odissea che lo ha travolto: «Dopo la comparsa dei primi sintomi che risalgono allo scorso 7 marzo - ricorda - per nove giorni consecutivi sono rimasto a casa con la febbre che saliva e scendeva, mal di denti, spossatezza e perdita del gusto. Il 17 marzo sono stato ricoverato all'ospedale: avevo perso 10 chili e la mia situazione clinica era considerata critica. All'ospedale mi hanno messo in isolamento. Ricordo bene che quando mi hanno confermato la positività al Covid non riuscivo a reagire: ero apatico, spossato e mi mancavano le forze. Non sentivo dolore fisico, la sofferenza è stata soprattutto psicologica. Bloccato a letto, impossibilitato a muovermi, ho ripercorso mentalmente la mia vita. Grazie al cielo, mi hanno aiutato la famiglia, gli amici veri e la mia capacità di autocontrollo emotivo e mentale, un atteggiamento maturato in tanti anni di lavoro».
Cazzaro, che da anni vive a Castelminio di Resana ma frequenta abitualmente Trebaseleghe, sua città natale dove abita la famiglia d'origine, lo scorso 12 aprile è stato dimesso. Il 10 maggio, dopo l'ennesimo tampone, si è negativizzato ma la sua vita è mutata profondamente: «Ora vedo tutto con un altro punto di vista - ammette - Prendo la vita con più filosofia. Ho visto morire una delle persone che ho incontrato all'ospedale e adesso cerco di vivere più serenamente e con meno frenesia. Sono ripartito da zero, riconsiderando anche le vere amicizie rispetto a quelle non sincere».
«La musica - conclude Cazzaro - per me è stata una terapia e mi dispiace ora che il settore dello spettacolo soffra questo periodo di crisi in maniera drammatica. Il mio auspicio oggi? Di convivere con il virus che c'è ed è tremendo, senza però falsi allarmismi. Credo che prendere sottogamba l'epidemia sia una cosa sbagliata, ma bisogna sapere che uscirne si può e si deve. Per se stessi e per chi ci ama veramente».
Luca Marin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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