La sonata ritrovata di Vivaldi

La sonata ritrovata di Vivaldi
LA SCOPERTATrovata una nuova sonata di Antonio Vivaldi. Un'altra, si potrebbe dire, perché le sorprese riservate dal Prete Rosso sono continue. Questa sonata per due violini e...

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LA SCOPERTA
Trovata una nuova sonata di Antonio Vivaldi. Un'altra, si potrebbe dire, perché le sorprese riservate dal Prete Rosso sono continue. Questa sonata per due violini e basso continuo è stata individuata a Pisa da un musicista, Carlo Ipata, che la eseguirà in prima mondiale il 30 agosto, sempre a Pisa in apertura del Festival toscano di musica antica. La composizione si trova all'interno di un notevole fondo con musiche che vanno dal Seicento al primo Ottocento, proprietà di una famiglia nobiliare pisana che vuole restare anonima.

MISTERO TOSCANO
Non si sa perché questa sonata a tre sia finita in Toscana, ma un avo degli attuali proprietari aveva rapporti con famiglie patrizie veneziane e d'altra parte non era niente affatto strano che la musica circolasse anche su notevoli distanze. L'attribuzione della sonata a Vivaldi è venuta da Federico Maria Sardelli, musicista e musicologo, responsabile del catalogo vivaldiano e membro del comitato scientifico dell'Istituto italiano Antonio Vivaldi. Non si tratta di un autografo, ma del manoscritto di un copista italiano contemporaneo al Prete Rosso, redatto su carta non veneziana.
IL LAVORO DEL COPISTA
Il copista non fa parte della cerchia di quelli già individuati che collaboravano regolarmente alla stesura di manoscritti non autografi. L'intestazione riporta «don Antonio Vivaldi» e quindi il documento proviene da una cerchia di persone piuttosto vicina al compositore e in grado di sapere che fosse un sacerdote. «Mi sento di poter attribuire pacificamente la sonata ad Antonio Vivaldi», scrive Federico Maria Sardelli e poi aggiunge «non trovo nessun motivo per attribuirla ad altro compositore coevo». Le caratteristiche della composizione sono quelle tipiche vivaldiane e si può ritenere che risalga agli anni attorno al 1720, quando Vivaldi aveva poco più di quarant'anni.
UN'OPERA TARDA
Opera della piena maturità, quindi, e tra l'altro di un tipo non molto praticato, poiché si conoscono solo diciotto sonate a tre, per due violini e basso continuo; questa pisana potrebbe essere contemporanea della sonata RV 74. Si sviluppa nei tradizionali quattro movimenti: andante, allegro, andante, allegro. La sonata sarà classificata nel catalogo delle composizioni vivaldiane con il nuovo numero RV 828.
IL MONDO VIVALDIANO
Si diceva poco sopra che non è poi così raro trovare composizioni sconosciute di Vivaldi. «È una situazione incredibile e peculiare che riguarda solo questo musicista», osserva Sardelli. «L'ultima scoperta risale a meno di un anno fa ed è un bel salmo per coro e orchestra, Laetatus sum, RV 827, individuato da Michael Talbot nella biblioteca di Dresda e attribuito fraudolentemente a Baldassarre Galuppi dal prete/copista veneziano Iseppo Baldan, che a metà del Settecento spacciò per il più redditizio compositore buranello diverse composizioni dell'ormai obsoleto e invendibile Vivaldi». E questa di Baldan che vendeva composizioni vivaldiane attribuendoli e Galuppi sarebbe una storia tutta da raccontare: non ha ingannato soltanto il principe elettore di Sassonia, ma anche i posteri fino a quando, negli anni Duemila, non sono stati svelati i suoi imbrogli.

Alessandro Marzo Magno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino