LA SCELTA Ha deciso in tarda serata. Dopo averci pensato, come ha confessato

LA SCELTA Ha deciso in tarda serata. Dopo averci pensato, come ha confessato
LA SCELTAHa deciso in tarda serata. Dopo averci pensato, come ha confessato lui stesso, sia nei giorni precedenti, che tutta domenica. Alle 21,30, quindi in zona Cesarini per la...

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LA SCELTA
Ha deciso in tarda serata. Dopo averci pensato, come ha confessato lui stesso, sia nei giorni precedenti, che tutta domenica. Alle 21,30, quindi in zona Cesarini per la chiusura delle urne, e con una mossa a sorpresa, Sergio Giordani ha sciolto gli indugi e ha deciso di andare a votare per il referendum. Una scelta controcorrente rispetto a quella del suo vice Arturo Lorenzoni, di tutti gli altri componenti della giunta e dell'intera maggioranza in consiglio comunale, che hanno invece optato per l'astensione, dopo che durante la settimana hanno tenuto posizioni abbastanza defilate sulla consultazione popolare: nessuno si è sbilanciato, ma tutti hanno fatto capire che avrebbero disertato i seggi. E in controtendenza pure con il capoluogo che l'ha eletto, visto che Padova è una delle città in cui, essendosi espresso il 46% degli aventi diritto, non si è raggiunto il quorum.

Il primo cittadino, invece, con un colpo sorpresa dopocena si è recato nel seggio della scuola media Giovanni Pascoli. Su come si sia espresso non si sbilancia in modo esplicito, ma le dichiarazioni che ha fatto ieri commentando l'esito della consultazione non lasciano dubbi sul fatto che alla fine abbia barrato la casella con il sì.
«In effetti - ha sottolineato Giordani - ho riflettuto a lungo per tutta la settimana su cosa avrei fatto domenica. Dalla mattina alla sera, poi, ho incontrato svariate persone, negli ambiti più diversi e al termine di questi molteplici confronti ho ritenuto giusto scegliere di andare a votare. Sono arrivato alla conclusione che quella del referendum sull'autonomia sia un'occasione importante se verrà utilizzata per il decentramento di alcuni poteri. Ma sia ben chiaro: senza polemiche, o litigi. Io sono contrario alle baruffe e ritengo che ogni questione alla fine si possa risolvere con il dialogo. È noto che su questo referendum nutrivo dubbi sui toni e sugli intenti reali dei proponenti, ma ho deciso comunque di votare. Sono sindaco di tutti i padovani e credo sia un segnale di apertura prima che ai politici proprio ai cittadini che oggi hanno espresso la loro opinione ».
E poi la sua riflessione si rivolge al governatore veneto. «Da oggi Luca Zaia ha l'occasione per cercare un'autonomia maggiore per la nostra regione, che è doveroso utilizzare. Ma serve la mentalità giusta, perché tutto questo non significa spaccare l'Italia».

Il suo predecessore Massimo Bitonci, però, la critica per essere andato alle urne una volta che si è saputo che il quorum era stato raggiunto. «A me - risponde il sindaco - non mi interessa nulla del quorum e sono andato a votare solo perché l'ho ritenuto giusto, indipendentemente dall'esito finale. La mia è stata una decisione maturata, senza influenze di nessuno. Credo che importante fosse esprimersi, per il sì, per il no, ha poca importanza. La sua maggioranza, invece, ha deciso per l'astensione: «Ognuno ragiona con la sua testa - replica il primo cittadino - e io non mi faccio condizionare da nessuno. Ho sentito la necessità di votare e così ho fatto, anche perché poco mi interessano i discorsi politici. Dico però che adesso la nostra Regione ha l'occasione di intavolare un dialogo sereno con il governo centrale. E il dialogo, alla fine paga sempre. Al centro ci deve essere il bene dei nostri territori nel solco della Costituzione e di una collaborazione leale con lo Stato che non deve mai venire meno. Se così sarà, non mancherà anche il mio contributo, se invece ci si rinchiuderà in una logica di fazione e di partito che guarda alle prossime elezioni politiche più che ai veneti, non sono interessato a farne parte ».
Nicoletta Cozza
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Il Gazzettino