La sanità della Calabria a un ex prefetto Il Pd: ma Longo sia affiancato da esperti

La sanità della Calabria a un ex prefetto Il Pd: ma Longo sia affiancato da esperti
IL PERSONAGGIOROMA Ieri, dopo avere spiazzato tutti, il premier Giuseppe Conte ha trovato un nome: il nuovo commissario per la sanità in Calabria sarà Guido Nicolò Longo, ex...

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IL PERSONAGGIO
ROMA Ieri, dopo avere spiazzato tutti, il premier Giuseppe Conte ha trovato un nome: il nuovo commissario per la sanità in Calabria sarà Guido Nicolò Longo, ex prefetto. Si chiude così la trattativa con Agostino Miozzo.

Il coordinatore del comitato tecnico scientifico aveva chiesto poteri veri e garanzie, per accettare il difficile incarico di commissario straordinario alla sanità calabrese. Condizioni sulle quali il governo non ha ceduto e così a gestire appalti e incarichi in una regione con fortissime infiltrazioni della criminalità organizzata non sarà il coordinatore del comitato tecnico scientifico, che chiedeva tra l'altro una squadra di uomini per verificare l'affidamento delle gare e gestire una partita complicatissima. Anche il suo nome alla fine salta e, in extremis, con un Consiglio dei ministri lampo, il governo tenta di porre fine all'incredibile susseguirsi di gaffes e inciampi, un valzer cominciato un mese fa con le imbarazzanti parole dell'ex commissario Saverio Cotticelli che sosteneva di non sapere che fosse suo compito mettere a punto un piano antiCovid.
Partita chiusa: il nuovo commissario alla Sanità in Calabria è Longo, siciliano con una lunga carriera in polizia. Ha lasciato il ministero dell'Interno, per andare in pensione, da prefetto di Vibo Valentia. Un passato di lotta al crimine organizzato dice di avere accettato «come atto d'amore verso la Calabria».
IL VALZER
Arrivare a questa nomina è stato tortuoso a dir poco. Prima l'incredibile intervista di Cotticelli, poi la nomina di Giuseppe Zuccatelli che, all'indomani dell'annuncio era già al centro delle polemiche per le affermazioni sull'inutilità delle mascherine. Quindi la scelta dell'ex rettore della Sapienza Eugenio Gaudio, che dopo un attacco frontale su un'inchiesta giudiziaria che lo riguardava (ma destinata all'archiviazione) ha rinunciato, sostenendo che la moglie non volesse trasferirsi in Calabria. E ancora un lungo elenco di nomi e polemiche, da Gino Strada, fondatore di Emercengy, al manager calabrese emigrato a Milano Federico D'Andrea, due lauree e un passato nella Guardia di Finanza. Di nomi in un mese se ne sono fatti tanti. Anche quello del direttore generale della Asl Roma 6, Narciso Mostarda. Fino a Miozzo, appunto. Ironicamente il coordinatore del Cts aveva affermato che sua moglie non avrebbe avuto problemi a trasferirsi in Calabria, ma Miozzo aveva posto condizioni «troppo vincolanti» per il governo. In primo luogo poteri in deroga in caso di inerzia degli uffici, in una regione dove il commissariamento della sanità, dura da dieci anni. In pensione dal primo ottobre, aveva anche preteso di tornare in servizio, dovendo tra l'altro richiamare altri medici in pensione al lavoro, e, infine, il coordinatore del Cts voleva una squadra di 25 persone, soprattutto a fronte della delicatezza dell'incarico.

Con Longo, invece, nessuna trattativa. «Mi sono formato professionalmente come funzionario di polizia. Il mio è anche un dovere istituzionale verso il governo, che mi ha scelto e che ringrazio», ha commentato l'ex prefetto dopo la nomina. Per oltre 40 anni ha lavorato nell'amministrazione dell'Interno, ricoprendo importanti incarichi come Questore e come Prefetto. Catanese, 67 anni, vanta una lunga carriera da poliziotto. È stato questore di Reggio Calabria, Caserta e capo della Squadra Mobile a Palermo. Sua, a Caserta, l'indagine sul clan dei «casalesi» che portarono all'arresto dei latitanti Antonio Iovine, Michele Zagaria e, soprattutto, del capo assoluto del clan, Francesco Schiavone, detto «Sandokan». Longo non avrebbe posto condizioni particolari, ma a farlo sono i dem: chiedono che ora il prefetto, garante di legalità, sia affiancato da una squadra che abbia competenze specifiche sulla sanità. «Fermo restando che lo strumento del commissariamento resta per noi una offesa alla capacità istituzionale dei calabresi», il commento del governatore Nino Spirlì, «prendiamo atto della scelta del governo e ci mettiamo subito al lavoro».
Val.Err.
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Il Gazzettino