La rocca salvata da un bellunese: «Chi lo conosce?»

La rocca salvata da un bellunese: «Chi lo conosce?»
LA STORIABELLUNO Gradara, in provincia di Pesaro-Urbino, a cavallo fra Marche e Romagna, gli rende omaggio e lo considera, giustamente, colui che ha salvato la rocca. Per Belluno,...

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LA STORIA
BELLUNO Gradara, in provincia di Pesaro-Urbino, a cavallo fra Marche e Romagna, gli rende omaggio e lo considera, giustamente, colui che ha salvato la rocca. Per Belluno, sua patria d'origine, Umberto Zanvettori è invece sconosciuto. Ma è il caso di dire: un illustre sconosciuto. Che il sindaco di Ponte nelle Alpi Paolo Vendramini sta cercando di riabilitare: «Magari dedicandogli una via, una piazza». Ma per farlo è necessario avviare delle ricerche che sono difficili anche perché alla morte egli non lasciò eredi.

LA LOCALITÀ
Appena oltre la provincia di Rimini, Gradara ospita la rocca nella quale, erroneamente, la tradizione attribuisce l'ambientazione della vicenda di Paolo e Francesca che Dante racconta nel canto V dell'Inferno. Un'ambientazione non vera perché Francesca fu fatta uccidere dal marito Gianciotto che la colse in flagrante mentre lo tradiva con il di lui fratello Paolo, in un'altra dimora dei Malatesta che non poteva essere quella di Gradara che all'epoca la nobile famiglia ancora non possedeva. Fu proprio la fama garantita da Paolo e Francesca, protagonisti del girone dei lussuriosi di Dante, che convinse il bellunese Umberto Zanvettori ad investire nel recupero del castello. Già in stato di abbandono, dopo un terremoto del 1918 che lo danneggiò ulteriormente, nel 1920 l'acquistò l'ingegner Umberto Zanvettori di Belluno scrive la locale Pro Loco in Castello e storia di Gradara. La storia di Paolo e Francesca - a lui la Rocca deve la sua rinascita e lo stesso borgo il ritorno alla possibilità di vita. E le guide che accompagnano i turisti alla visita della rocca, riferiscono che egli fu studente del liceo classico Tiziano di Belluno. Soldi, quelli dello Zanvettori, sostenuti da ingegno ed intelligenza. Si legge infatti nella medesima pubblicazione: Lo Zanvettori, mente brillante, aperta a concezioni grandiose, sottile nell'analisi e nell'apprezzamento di ogni cosa bella, fu attratto da questo castello in rovina.
NOTIZIE FRAMMENTATE

Ma nemmeno nella cittadina marchigiana si sa molto dello Zanvettori: «Qualche settimana fa, per altre ragioni, il sindaco di Gradara è venuto a Ponte nelle Alpi riferisce Vendramini e ne abbiano parlato. Al momento però le notizie sono poche». Si sa, appunto, che veniva dal Distretto di Belluno, che tuttavia comprende una zona molto vasta che dall'Alpago passa per Ponte e arriva sino a Sedico. Che nel 1920 acquistò la rocca ed investì 3milioni di lire di allora nel recupero del manufatto; e nel 1928, poco prima di morire, vendette il bene allo Stato con la clausola che la vedova, Alberta Di Porta Natale, potesse godere dell'usufrutto sino alla morte che risale al 1983. A Gradara il bellunese è ricordato, oltre che nelle pubblicazioni ufficiali e nei racconti dei cittadini, anche da una lapide che lo celebra come grande mecenate. A Belluno è iniziata ora l'opera di ricerca. Fra le idee, anche la possibilità di stringere con Gradara un patto di amicizia.
Giovanni Santin
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Il Gazzettino