La Regione scrive al ministro E Trieste e Udine si ribellano

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PORDENONE - (d.l.) Dopo che il territorio provinciale - con tutti i cinquanta sindaci del pordenonese - ha detto sì all'appello del presidente Giovanni Pavan per la non annessione udinese, scende in campo la Regione. Che scrive al governo e UnionCamere per la Camera unica regionale. Apriti cielo: gli enti di Trieste-Gorizia e Udine si ribellano e ora minacciano loro azioni legali. «La Regione - srive la presidente Serracchiani - continua a sostenere un progetto di riordino che preveda un unico Ente camerale regionale e si attende che anche Unioncamere tenga conto di questa volontà». È quanto ribadisce la presidente della Regione Debora Serracchiani in una missiva al ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, nella quale informa che «qualora tale richiesta fosse disattesa, per la Regione sarebbe impossibile accordare la propria intesa. La Regione si riserverà la possibilità di intraprendere le azioni più opportune per preservare l'attuazione del progetto di accorpamento». Serracchiani ricorda al ministro Calenda - i contenuti della lettera sono stati inviati anche al presidente di Unioncamere Ivan Lo Bello - che l'Amministrazione regionale «è impegnata in una profonda azione di ristrutturazione e semplificazione istituzionale che l'ha portata, prima e unica in Italia, ad abolire le Province». Esprimendo poi avviso favorevole alla conclusione dell'intesa sull'accorpamento delle Camere di Trieste e Gorizia la Regione «aveva auspicato - conclude Serracchiani - che esso costituisse il primo passo verso l'obiettivo del riordino del sistema camerale regionale, con il quale, tenendo conto delle specialità geo-economiche dei territori, si possa giungere alla creazione di un'unica Camera». Una presa di posizione favorevole alle tesi di Pordenone che non è affatto piaciuta agli enti di Trieste-Gorizia e Udine. I due presidenti (Paoletti e Da Pozzo): «Lascia allibiti che per la mancanza di progettualità e per la pervicace ostinazione di alcuni (leggi Pordenone, ndr) ci siano questi tentativi di condizionamento al di sopra delle norme. Con la presidente che, pur non avendo competenza legislativa in materia, entra a gamba tesa senza rispettare le scelte della maggioranza dei territori e delle categorie. I presidente garantiti dalle norme della riforma delle Camere se necessario agiranno nelle sedi competenti per tutelare gli interessi dei territori». E sulla Camera unica ora la guerra è aperta.

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Il Gazzettino