La parolaccia che degrada la dignità del politico

La parolaccia che degrada la dignità del politico
Dal politichese al neo-volgare: non è una bella parabola quella del linguaggio del Palazzo. In cui - competiton is competition - Di Maio s'è messo a rincorrere Salvini anche...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Dal politichese al neo-volgare: non è una bella parabola quella del linguaggio del Palazzo. In cui - competiton is competition - Di Maio s'è messo a rincorrere Salvini anche nell'abuso delle parole e delle parolacce. E l'effetto è degradante in una campagna elettorale degradata. Si dirà: ma perché stupirsi visto che la neo-politica è nata sull'onda del Vaffa di Beppe Grillo e anche quella di prima ospitava le trivialità di Umberto Bossi che una volta, a una giornalista, rispose con una pernacchia? E invece, fa per fortuna ancora impressione sentire Di Maio, ieri, che alle dichiarazioni di Salvini sulla modifica dell'abuso d'ufficio ha reagito così: «Più lavoro e meno str...». Aggiungendo un'altra perla a una catena in cui tempo fa - sempre in risposta al cosiddetto Truce, cioè a quello «della pacchia è finita», del «marcire in galera» e di altre piacevolezze - inserì questa: «I termovalorizzatori di cui parla Salvini non c'entrano una benamata ceppa!». Va bene: la politica, secondo la definizione di Rino Formica, è «sangue e m...». Ma vantare il turpiloquio per apparire più pop, più populisti e più vicini alla «ggente» è irriguardoso anzitutto verso i cittadini e anche verso il ruolo pubblico che si riveste. Guai a diminuirne la dignità e a volgarizzarlo. Lo stile è sostanza. E «i limiti del mio linguaggio - come spiegava Ludwig Wittgenstein - sono i limiti del mio mondo».

Mario Ajello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino