La moda musulmana in passerella Pull-manifesto per le donne afghane

La moda musulmana in passerella Pull-manifesto per le donne afghane
La foto ha fatto il giro del mondo: nel momento terribile che sovrasta i destini delle donne afghane, la moda entra con vigore nell'agone dal Festival di Salerno, arrivato alla...

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La foto ha fatto il giro del mondo: nel momento terribile che sovrasta i destini delle donne afghane, la moda entra con vigore nell'agone dal Festival di Salerno, arrivato alla terza edizione, e dedica una sfilata alla moda musulmana (muslim wear) nelle interpretazioni proposte da una delle più brillanti firme del panorama dell'alta moda italiana, Michele Miglionico. Dalla passerella del festival è infatti partita la pagina più significativa in fatto di solidarietà. Oltre alla bellezza di creazioni inedite, interpretate da creativi decisi a una ripartenza della nostra moda alla grande, gli applausi hanno salutato una delle uscite più significative, voluta da Miglionico con la tecnica impareggiabile del Demi Service di Donato Cirella: un segno di massima solidarietà per le donne afghane, affidato a un pullover-manifesto che reca ben visibile la scritta Freedom for Afghan Women. Un tema come la moda musulmana in questo momento scabroso, è stato portata a Salerno, nella stazione turistica Zaha Hadid, con proposte classiche ma anche con le novità che si inseriscono nel gioco sempre attuale ed elegante dei caftani che coprono in lunghezza totale il corpo femminile lasciando appena immaginare la silhouette, rivelando nei tessuti stampe inedite, contrasti di colore geniali, quella dolcezza che pensavamo non si cercasse più, raccontata da arricciature, sbiechi, pannelli sovrapposti.

PROPOSTE
Tra le proposte mandate in passerella ispirate alla moda femminile tipica dell'Islam, un muslim outfit, mantello di seta nera sulla falsariga dell'abaya (la veste nera irrinunciabile che copre interamente il corpo femminile), che Miglionico fa indossare sopra un pullover di viscosa e lycra e una lunga gonna plissè di seta nera; rispettata l'usanza dello jahab, il velo in testa. L'interesse per la moda in stile arabo aumenta con espressioni che leggiamo non più solo nei dettagli ma anche nell'insieme di un look importante, da sera ma anche da giorno o addirittura da mare. Si cerca nel crogiuolo di possibilità, quella che racconterà meglio questo momento storico, questo dopo-Covid, questo passaggio da una fiducia eccessiva alle mille perplessità, ai dubbi, ai timori di questo momento in cui dichiariamo quasi finito un incubo, ma ne coviamo un altro che poi è sempre lo stesso.
L'ultima pagina di contestazione civile il sarto - erede spirituale di Fausto Sarli - l'ha proposta con la sua sposa in rosso fuoco, l'abito suggerito dalla nostra storia più antica che voleva questo colore per le nozze. Il colore più bello che per questo nel tempo lontano in cui la tintura dei tessuti in rosso costituiva una delle glorie della Serenissima di Venezia, venne chiamato scarlatto : termine che nell'antico persiano (scarlet) significava il più bello. Così la sposa scarlatta 2022 ci trasferisce nel dopo Covid, nella ripresa che la moda sta rincorrendo a passi decisi.

Luciana Boccardi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino