LA META Julius Kugy, alpinista e cantore delle Alpi Giulie, un giorno di molti

LA META Julius Kugy, alpinista e cantore delle Alpi Giulie, un giorno di molti
LA METAJulius Kugy, alpinista e cantore delle Alpi Giulie, un giorno di molti anni fa disse: «Non cercate nelle montagne un'impalcatura per arrampicare, cercate la loro anima»....

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LA META
Julius Kugy, alpinista e cantore delle Alpi Giulie, un giorno di molti anni fa disse: «Non cercate nelle montagne un'impalcatura per arrampicare, cercate la loro anima». Tarcisio Bellò è un uomo semplice e determinato, ha arrampicato e arrampica tuttora, conosce vittorie e sconfitte che gli hanno cucito addosso una buona esperienza. Ma non ha mai cercato l'impalcatura. Bellò e i suoi compagni di avventura - David Bergamin, Luca Morellato, Tino Toldo e i tre amici pakistani Imtiaz, Nadeem e Shakeel hanno preferito l'anima della montagna. Se non fosse così, non avrebbero scelto cime dove non va nessuno, dove i collegamenti sono quasi impossibili e qualsiasi avvenimento può rappresentare un problema molto serio, come testimoniano i fatti di questi giorni. Perché nella Ishkoman Valley, a nord del Pakistan, nel Gilgit-Baltistan, da una decina di anni esiste un certo movimento turistico che però si ferma nelle valli, nessuno si sogna di salire quelle montagne, i luoghi sono molto solitari. Tarcisio Bellò e compagni hanno scelto una cima mai salita dell'Indukush che hanno già battezzato Lions Melvin Jones Peak, 5.800 metri, in onore dell'americano Melvin Jones che nel 1917 fondò il Lions Club. «Ma daremo un aiuto concreto alla popolazione locale si legge nel sito del Lions di Montecchio Maggiore - costruendo una struttura polivalente necessaria a sviluppare una cultura di sicurezza delle guide alpine». La montagna è stata individuata nel 2017 da Francesco Franz Rota Nodari, scomparso l'anno scorso mentre saliva sulla Concarena, nelle Prealpi Bergamasche. Ed è a lui, come a Tom Ballard e a Daniele Nardi travolti da una valanga sul Nanga Parbat il 25 febbraio scorso, che è dedicata la spedizione dei vicentini.

PROGETTI UMANITARI
Tarcisio Bellò da almeno dieci anni a questa parte ha sempre unito l'esplorazione alpinistica all'aiuto alle popolazioni locali. Non è l'unico nel mondo alpinistico a spendersi in progetti umanitari, altri l'hanno fatto e continuano a farlo. Come Edmund Hillary, primo salitore dell'Everest con Tenzing Norgay Sherpa, e il suo Trust Himalayan; come la Onlus Giuliano De Marchi per il Nepal, intitolata all'alpinista bellunese scomparso nel 2009 sull'Antelao; o come Fausto De Stefani con l'associazione Senza Frontiere. Bellò, sempre nelle regioni dell'Hindukush, ha contribuito alla costruzione di un acquedotto, di un ponte, si sta battendo per la nascita di un centro alpinistico dedicato a Cristina Castagna, l'alpinista vicentina scomparsa dieci anni fa sul Broad Peak.

Una montagna consapevole e pulita, dove la passione viene unita alla volontà di aiutare. Probabilmente altri progetti farebbero guadagnare a Ballò e compagni un'altra facciata e maggiori quantità di quattrini ma allora la montagna diventerebbe quella impalcatura che Kugy voleva abbattere. Il Lions Melvin Jones Peak forse non darà gloria e onori ma restituisce un'immagine infinitamente più grande di quella che ha scattato la neozelandese Lydia Bradey il 22 maggio scorso: la fila infinita di turisti dell'Everest verso il Tetto del Mondo.
Franco Soave
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino