LA MAPPA BELLUNO Terremoti zone a rischio, in provincia di Belluno gli osservati

LA MAPPA BELLUNO Terremoti zone a rischio, in provincia di Belluno gli osservati
LA MAPPABELLUNO Terremoti zone a rischio, in provincia di Belluno gli osservati speciali sono sette. La Regione Veneto ha alzato l'asticella a proposito di norme anti sismiche,...

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LA MAPPA
BELLUNO Terremoti zone a rischio, in provincia di Belluno gli osservati speciali sono sette. La Regione Veneto ha alzato l'asticella a proposito di norme anti sismiche, aggiornando la mappa. Entrano nel gruppo che mostra una maggior pericolosità Belluno capoluogo, Alpago, Chies d'Alpago, Valbelluna, Tambre, Ponte nelle Alpi, Limana.

IL PRESIDENTE INGV
Carlo Doglioni, presidente dell'Ingv plaude alla novità, ma si chiede: «Perchè non sono stati inseriti Feltre, Fonzaso, Seren del Grappa? Si trovano nella stessa situazione geologica, presentano le stesse caratteristiche». Feltrino doc, classe 1957, Carlo Doglioni è presidente (primo geologo ad esserlo) dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, insegna all'Università La Sapienza di Roma, è membro dell'Accademia dei Lincei, dell'Accademia nazionale delle Scienze XL. È lui a seguire le eruzioni stromboliane dell'Etna e le scosse sismiche anche quando non le avvertiamo. A lui abbiamo chiesto il commento sulla delibera di aggiornamento dell'elenco delle zone sismiche del Veneto proposto dall'assessore regionale, e vice di Luca Zaia, Elisa De Berti.
LA PREVENZIONE
La nuova zonazione, che peraltro deve ancora avere il placet della Commissione consiliare, suddividerà il territorio veneto in tre zone. Nella prima, quella caratterizzata da una maggior pericolosità sismica, campeggia l'Alto Trevigiano e la provincia di Belluno. «Va benissimo aumentare il livello di classificazione a proposito della pericolosità sismica. Bisogna da una parte evitare allarmismi, dall'altra pensare alla prevenzione. A breve o a lungo termine, magari tra cinquant'anni, nell'area Prealpina dobbiamo aspettarci dei terremoti. Persino di magnitudo 6. In Friuli e in Veneto, anche se non le si sente, si registrano continuamente delle scosse». Tra la pianura veneta e l'area alpina si muove, infatti, una faglia, tra i 5 e i 15 chilometri di profondità. E non vi sono segni premonitori, precursori sismici: nessun avvertimento che la faglia ci dà per dire tra un po' mi muovo».
NORME NECESSARIE
La deliberazione, che segue criteri nazionali, mira a prevenire: «Il punto è che bisogna costruire in modo adeguato sono parole di Doglioni - per essere preparati, per far in modo che la gente non debba doversene andare di casa se capitasse un terremoto. Le vite sono importanti, ma pure le abitazioni». Carlo Doglioni ha un'idea fissa: «Un terremoto porta con sé conseguenze che non sono solo relative alle vite umane sotto alle macerie. Non poter entrare nella propria casa ha conseguenze personali e sociali. Lo sfollato, insomma, perde libertà e radici in un colpo».
L'ASSESSORE

E se succedesse? Tutto pronto, secondo protocollo. A garantire è l'assessore alla Protezione civile, Gianpaolo Bottacin. «Per seguire l'andamento delle scosse sismiche siamo in contatto con il Centro Ricerche sismologiche (OGS) di Trieste è la sua premessa - e ogni Comune sa, in caso di terremoto, come procedere». Esiste un Centro di ammassamento, già individuato, dove si radunano i soccorritori, un Centro operativo comunale, esiste un punto di raccolta. A tal proposito Gianpaolo Bottacin lancia una proposta: «Sarebbe bene che ogni cittadino, di ogni Comune, sapesse dove si trova il centro di raccolta più vicino alla sua abitazione. Là si va anche per dire ci sono, non occorre che mi cerchiate». Ad essere già individuate sono, pure, le zone dove allestire le tendopoli, così come sono chiari quali siano gli edifici strategici, come caserme, strutture sanitarie o palestre. Per inciso: la Protezione civile del Veneto, il mese scorso in Croazia, ha portato 50 tende: casa per chi la casa ha appena visto crollare».
Daniela De Donà
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino