La mamma in ansia: «Gli avevamo detto che era pericoloso»

La mamma in ansia: «Gli avevamo detto che era pericoloso»
ANGOSCIA E SPERANZAMARGHERA «Stiamo aspettando una telefonata con cui Nicola ci dica che sta bene, che non si è fatto sentire perché ha voluto farci uno scherzo». Paolo...

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ANGOSCIA E SPERANZA
MARGHERA «Stiamo aspettando una telefonata con cui Nicola ci dica che sta bene, che non si è fatto sentire perché ha voluto farci uno scherzo». Paolo Bertoli parla così di suo figlio, accanto al cancello dell'abitazione all'incrocio tra via Rizzardi e via Angelo Bellinato, a pochi passi dall'Hotel Lugano a Marghera. Da ieri pomeriggio, lui e Roberta Ovan, la madre di Nicola, stanno sperando e pregando di risentire la voce del loro unico figlio ventiquattrenne. Ogni contatto con i carabinieri di Ponte di Piave riserva un colpo al cuore. «Non sanno dirci nulla di certo. Ci spiegano che le ricerche stanno continuando e affermano, angosciati, i genitori del ragazzo - di non perdere le speranze, che nostro figlio potrebbe essersi afferrato a qualcosa, mettendosi in salvo». Uscendo vivo dal Piave che tanto impensieriva Roberta.

LA RACCOMANDAZIONE
«Glielo avevo detto anche sabato pomeriggio, verso le 17, prima che Nicola salisse in macchina con quattro amici per raggiungere Ponte di Piave per una festa, probabilmente un rave. Gli avevo ripetuto ricorda Roberta - di stare attento alle correnti di quel fiume che sono pericolose. Lui sa nuotare, ma non ha i riflessi pronti per affrontare una corrente particolarmente forte». Quelle raccomandazioni sono state le ultime parole che madre e figlio si sono scambiati.
SENZA RISPOSTE

«Ieri , ho iniziato a chiamarlo verso le 10, ma racconta la mamma - il suo cellulare suonava a vuoto. Lo stesso valeva per il telefonino di Eros, il suo migliore amico. Mancate risposte che hanno fatto aumentare le preoccupazione. Poi, nel pomeriggio, i carabinieri ci hanno suonato il campanello ed è iniziato l'inferno». Un inferno di telefonate, iniziate con la speranza e finite nella disperazione, e della volontà di aggrapparsi a un'illusione. Quella che lo spirito goliardico di Nicola possa far capolino: forse voleva vedere cosa avrebbero provato i genitori a sapere che lui non c'era più... Il carattere di Nicola, del resto, potrebbe anche lasciare presumere una colpo di scena simile. E Paolo e Roberta stanno sperando in quel colpo di teatro. Quel loro ragazzo, che ha studiato per lavorare nella ristorazione e stava cercando un lavoro, è allegro e scherzoso e da lui potresti aspettarti quella che il papà chiama una bravata. Sembra che anche Contessa, il cane husky che cammina, con un'anima in pena pure lei, dalla porta al cancello di casa, lo stia sperando. «Quando leggevo sul giornale che qualche giovane moriva in un incidente stradale, mi chiedevo cosa avrei potuto provare io se mi fosse capitata una tragedia simile. Se dovessero dirmi che Nicola è morto, - conclude nell'angoscia Roberta che non riesce a trattenere le lacrime - non credo riuscirei a riprendere l'esistenza di prima. Nulla sarebbe come prima. Forse è per questo che mi sto aggrappando sugli specchi, sperando che il mio ragazzo stia bene...».
Giacinta Gimma
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Il Gazzettino