LA GIORNATA BUJA In una mattina livida di freddo, al presidio dei lavoratori

LA GIORNATA BUJA In una mattina livida di freddo, al presidio dei lavoratori
LA GIORNATABUJA In una mattina livida di freddo, al presidio dei lavoratori davanti alla Dm Elektron di Buja, c'è chi si mette a terra, per non far entrare in azienda i camion...

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LA GIORNATA
BUJA In una mattina livida di freddo, al presidio dei lavoratori davanti alla Dm Elektron di Buja, c'è chi si mette a terra, per non far entrare in azienda i camion destinati ad andare in Romania. «Ci siamo stesi a terra per impedire che i tre mezzi caricassero gli impianti per portarli nello stabilimento rumeno, ma la Polizia, arrivata in tenuta anti-sommossa, ci ha spostato di peso. Niente di violento, abbiamo manifestato pacificamente. C'era anche il titolare», racconta Gianpaolo Roccasalva (Fiom Cgil), che stigmatizza anche su Facebook la presenza in massa delle forze dell'ordine. «Uno spiegamento di forze - sostiene Roccasalva - assolutamente inspiegabile. Un numero sproporzionato di agenti, visto e considerato che si trattava di una manifestazione pacifica. Un'azione di forza poco comprensibile». Con lui, fra gli altri, anche Fabiano Venuti (Fim Cisl): «Neanche quando c'è Udinese-Napoli c'è un tale dispiegamento di forze dell'ordine. Ci hanno sollevato e spostato uno per uno». E Marco Bentivogli, segretario generale della Fim parla di «un fatto gravissimo»: «La Polizia ha sgomberato le lavoratrici e i lavoratori che da venerdì scorso pacificamente erano piantonati fuori dal piazzale dell'azienda per difendere il loro posto di lavoro. Una scena piuttosto drammatica, e a cui il proprietario ha assistito ridendo», sostiene in una nota riportata dalle agenzie. Ma il titolare, Dario Melchior, interpellato sul punto, sostiene: «Oggi, mi creda, non ho voglia di ridere».

I CAMION
Si apre così una giornata di tensione altissima. Al centro il futuro dello stabilimento di Buja, che dà lavoro a 130 persone. A preoccupare i dipendenti che presidiano la fabbrica notte e giorno dopo lo sciopero di venerdì, la decisione di portare delle linee di produzione all'est, anche se il titolare, Dario Melchior, ai cronisti, ha assicurato che in Friuli resterà la produzione dei prototipi e delle pre-serie e che a Buja arriveranno nuovi macchinari. «Lui dice che non vuole chiudere. Ma questi lavoratori - diceva Roccasalva al mattino - sono disperati. Sono super-disponibili: vanno due o tre settimane a lavorare in Romania, nessuno si è mai rifiutato. Le nuove apparecchiature? Finché non le vediamo, non possiamo crederci. Non c'è un piano industriale, non ci sono investimenti... Aspettiamo un piano che ci dia qualche certezza in più: confidiamo nel vertice di questa sera in Regione».
LA PROPRIETÀ
«La Polizia - faceva sapere al mattino Melchior, interpellato dal cronista - non l'abbiamo chiamata noi. Venerdì mi hanno chiesto se avremmo ripreso l'attività oggi (ieri ndr) e abbiamo dichiarato alla Digos che sarebbe stato così. I camion? Sono tredici anni che andiamo avanti e indietro dalla Romania con i macchinari: oggi c'è in atto una strumentalizzazione allucinante. Non posso pensare che quello che vedo adesso non sia oggetto di una strumentalizzazione. C'erano persone prese ad hoc per creare confusione: persone mai viste prima, vestite con le felpe dei sindacati, o in borghese, che erano a cercare di bloccare i camion. Non Roccasalva e Venuti, che sono persone civili, ma altri, i più determinati a non far entrare i camion». Ieri mattina Melchior si diceva «amareggiato e arrabbiato: è triste. In questo modo non possiamo proseguire: è chiaro che non possiamo lavorare oggi. Se lasceremo Buja? Non lo so, vedremo cosa succede, se mi lasciano uscire i camion. Così diventa una pagliacciata. La vedrà anche un cliente tedesco. Mi si stringe il cuore».
IL BLITZ

Arrivano anche i sindaci di Buja, Colloredo, San Daniele e Osoppo. Si tenta una mediazione. Ma, di lì a poco, verso le 15, «il blitz», come lo definiscono Venuti e Roccasalva. «Hanno fatto uscire i camion. Hanno portato via tutto quello che avevano programmato: le linee di produzione, gli scaffali, i tavoli... Abbiamo tentato di bloccarli, ma non ci siamo riusciti. Oltre ai poliziotti c'erano anche i carabinieri schierati. I sindaci avevano chiesto di aspettare il vertice prima di far uscire i camion. Una delusione», racconta Roccasalva, che ne approfitta per smentire: «Nessun agitatore fra noi: la persona di cui parla Melchior - sostiene - era un sindacalista». C'è anche il deputato di Fdi Walter Rizzetto, che ha incontrato i lavoratori e il titolare. Anche Venuti non nasconde la delusione: «I buoi sono scappati». Maurizio Franz, di Venzone, lavora «da 30 anni» alla Dm Elektron, è stato al presidio «ogni giorno e parte delle notti». «Se vedere uscire i camion dà un senso di sconfitta? No, è più il senso di impotenza - dice -. Questo dispiegamento di forze dell'ordine non si è mai visto. Mancavano solo i lagunari... E io ho chiamato per dire che un'auto ha rischiato di investirmi e sto ancora aspettando la pattuglia. La delusione sono le istituzioni, non un datore di lavoro che fa i suoi interessi e c'è chi deve vigilare su questo. La mia amarezza non è la paura di perdere il lavoro: voglio un lavoro con delle regole e leggi che mi tutelino». E una cosa ci tiene a dirla, Franz: «Qui, nessuno ha mai avuto pietre in mano, ma neanche per terra. C'era la Digos e non c'è stato nessun problema e nessun facinoroso. Siamo tutti brave persone».
Camilla De Mori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino