Fiat Chrysler resta sotto i riflettori e il titolo continua a salire. Dopo le smentite di Geely, Dongfeng e Gac di eventuali interessi ad acquisire Fca, si è fatta sentire Great...
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A questo punto, a differenza dei giorni scorsi, Fca non si è limitata ad un no coment ed ha preso posizione: «Non siamo stati approcciati da Great Wall Motors riguardo al brand Jeep o ad altre questioni relative al suo business». Un risposta soft in cui si afferma che non c'è stato nulla di concreto, ma non si esclude che il prestigioso brand Usa possa essere oggetto di trattative. D'altra parte Sergio Marchionne è stato il più convinto sostenitore della teoria del consolidamento e non rifiuterebbe un'offerta prima di aver valutato i dettagli e le possibili evoluzioni. Ad aumentare la confusione ha contribuito l'intervento di un portavoce di GWM al Finacial Times: «Abbiamo sempre avuto l'interesse e l'intenzione di acquistare Fca». Persone della stessa azienda che parlano contemporaneamente esprimendo pareri differenti non è un buon modo per gestire un dossier tanto delicato. Sia come sia, da tanto fumo appare difficile possa uscire un buon arrosto ed i motivi sono diversi. Il principale resta l'America First del presidente Trump: il numero uno della Casa Bianca, anche se per Exor fosse un buon affare, difficilmente farà passare sotto il controllo cinese un brand orgoglio del made in Usa che vola verso i due milioni di veicoli prodotti l'anno. Anche l'ipotesi dello scorporo non è affatto facile. Certo, come avvenuto con Ferrari, potrebbe generare valore, ma poi sarebbe ancora più difficile gestire quel che resta senza il supporto di Jeep. Anche le dimensioni delle due aziende sono molto diverse: Fca vende 5 volte tanto GWM e la differenza di fatturato è ancora più consistente visto che i principali mercati di Fiat Chrysler sono il Nord America e l'Europa dove i prezzi dei veicoli sono più elevati.
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Il Gazzettino