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TREVISO Una sfilza di «Non ricordo». La maggior parte degli insegnanti ha chiuso così la pratica dei vaccini. Seguendo la legge sull'obbligo vaccinale, anche i docenti hanno dovuto presentare alle scuole un'autocertificazione per indicare i vaccini eseguiti. Il termine è scaduto giovedì. Ma molti se la sono cavata sbarrando la casella del Non ricordo, espressamente prevista dal ministero dell'Istruzione. Era prevedibile. Difficile ricordarsi dopo decenni a quali vaccini si è stati sottoposti da bambini. Tanto più che per gli insegnanti non c'è alcuna conseguenza: non devono fare i vaccini eventualmente mancanti o altri accertamenti. Sostanzialmente bastava presentare la carta. Questa sì era indispensabile. Chi non l'ha fatto rischia di incorrere in un illecito disciplinare. Ciò a prescindere dalla sua reale utilità. Così si completa il quadro dell'obbligo vaccinale nelle scuole che nella Marca ha toccato in particolare 10mila under 16 che non erano coperti: circa 1.300 tra nidi e materne (850 nelle scuole parrocchiali) e 8.700 tra elementari, medie e superiori. Il 10 settembre è scaduto il termine per mettersi in regola nei nidi e nelle materne. Le famiglie che non l'hanno fatto si sono viste sospendere il loro figlio dalla frequenza. A fine ottobre è toccato ai ragazzi delle elementari, delle medie e del primo biennio delle superiori. Con la differenza che nessuno può essere lasciato a casa dalla scuola dell'obbligo. Il prossimo appuntamento è per il 10 marzo. Entro questa data, infatti, le famiglie dovranno presentare i certificati veri e propri attestanti l'avvenuta vaccinazione. Per gli inadempienti scatteranno multe tra i 100 e i 500 euro. Prima di staccare sanzioni, però, l'Usl sta provando a vaccinare quante più persone possibili. I colloqui individuali hanno fatto crollare il numero degli irriducibili contro i vaccini.
M.Fav
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Il Gazzettino