L'OPERAZIONE VENEZIA Dal carcere di Tolmezzo, dove sta scontando una condanna

L'OPERAZIONE VENEZIA Dal carcere di Tolmezzo, dove sta scontando una condanna
L'OPERAZIONEVENEZIA Dal carcere di Tolmezzo, dove sta scontando una condanna a dieci anni di reclusione per droga, il calabrese Attilio Vittorio Violi, 54 anni, continuava a...

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L'OPERAZIONE
VENEZIA Dal carcere di Tolmezzo, dove sta scontando una condanna a dieci anni di reclusione per droga, il calabrese Attilio Vittorio Violi, 54 anni, continuava a gestire gli affari del suo gruppo criminale, facendo uscire gli ordini su pizzini consegnati alla compagna, la trentaquattrenne romena Mariana Dascalu, residente a Marcon. Lo hanno scoperto i finanzieri del Gico di Venezia nel corso della prosecuzione dell'indagine Picciotteria che, nel dicembre del 2015, portò all'arresto dello stesso Violi e di altri affiliati alla Ndrangheta, accusati di importare ingenti quantitativi di stupefacenti destinata anche al mercato veneto (custodita in gran parte a Marcon, in provincia di Venezia) e di occuparsi di reinvestire i proventi illeciti al Casinò di Venezia, come ha rivelato un pentito.

Secondo le Fiamme Gialle, a proseguire l'attività di Violi erano il cognato, Giovanni Pietro Sculli, 48 anni, e il cugino, Rocco Scordo, 40 anni. E ieri l'inchiesta-bis, coordinata dal pm antimafia Paola Tonini, si è concretizzata in due fermi e nell'esecuzione di 16 misure cautelari, dieci delle quali in carcere, tre ai domiciliari e tre obblighi di dimora, emesse dal gip Roberta Marchiori per il reato di associazione finalizzata al traffico di droga (nonché riciclaggio e auto riciclaggio, contestati a Violi). Con oltre duecento uomini impegnati nell'operazione, la Finanza ha eseguito anche 33 perquisizioni, di cui 13 in Veneto, 7 in Calabria e 9 in Lombardia.
LA PISTA SLOVACCA
Tra gli arrestati figura Antonino Vadalà, alias Denny, Vitello o Bovino, il quarantaduenne di Bova Marina già fermato il Slovacchia (e poi rilasciato) nell'ambito dell'inchiesta sull'omicidio del giornalista investigativo Jan Kuciak e della sua fidanzata, uccisi lo scorso 26 febbraio per fermare un'inchiesta giornalistica finalizzata a ricostruire i legami fra politici slovacchi, imprenditori italiani e Ndrangheta.
IL PROCURATORE
I dettagli dell'operazione sono stati illustrati ieri mattina in una conferenza stampa, alla presenza del comandante provinciale della guardia di finanza di Venezia, Giovanni Avitabile, e del procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi, il quale ha parlato di «risultato importante», raggiunto grazie alla capacità delle Fiamme Gialle, ma anche alla collaborazione fornita dalle autorità slovacche e dall'EuroJust. Il colonnello Gianluca Campana, comandante del Nucleo di polizia tributaria, ha spiegato che, dopo gli arresti del dicembre 2015, il gruppo criminale si è rimesso in attività dalla Calabria, e alcuni componenti facevano visita in Veneto una volta al mese per gestire gli affari. Ed è stato proprio in occasione di una delle gite al Nord che sono stati fermati Sculli e Scordo, arrivati nel Veneziano da poche ore: secondo la Procura sapevano dell'inchiesta in corso e progettavano di scappare.
IL TRUCCO

Per le importazioni dal Sudamerica, Violi & C avevano escogitato un trucco: la droga viaggiava nascosta tra carichi di frutta, ordinata da società regolarmente operanti nel settore, una delle quali di Vadalà. A scoprirlo è stato un agente sotto copertura, che per mesi è stato infiltrato nell'organizzazione criminale. Per la droga sequestrata nel 2015 sono già state inflitte pesanti condanne in appello: conclusi i processi per i singoli episodi, ora viene contestato il reato di associazione finalizzato al traffico di droga, ritenendo che fosse operativa una vera e propria organizzazione criminale, al cui vertice, oltre a Violi, vi sarebbero Leo Zappia, 60 anni e Santo Morabito, 54 anni. Il primo ieri è stato arrestato; nei confronti del secondo il gip ha ritenuto di non poter emettere una nuova ordinanza di custodia cautelare trattandosi di fatti analoghi a quelli per cui è finito in carcere nel 2015 e già condannato a 6 anni e 8 mesi. Complessivamente le persone finite sotto inchiesta sono 28, tra cui figurano due veneziani, con ruoli minori: Guido Di Francesco, 53 anni, di Mestre (finito ai domiciliari) ed Eleonora Arnini, 29 anni di Scorzè (indagata a piede libero).
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino