L'OPERAZIONE ROMA Sono circa 20 milioni i contribuenti, persone fisiche e imprese,

L'OPERAZIONE ROMA Sono circa 20 milioni i contribuenti, persone fisiche e imprese,
L'OPERAZIONEROMA Sono circa 20 milioni i contribuenti, persone fisiche e imprese, potenzialmente interessati dalla pace fiscale, la sanatoria delle cartelle esattoriali che ieri...

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L'OPERAZIONE
ROMA Sono circa 20 milioni i contribuenti, persone fisiche e imprese, potenzialmente interessati dalla pace fiscale, la sanatoria delle cartelle esattoriali che ieri è stata di nuovo annunciata da Matteo Salvini, ministro degli Interni e vicepresidente del Consiglio. L'occasione era la cerimonia per l'anniversario della Guardia di Finanza: Salvini, dopo averne lodato l'azione di contrasto all'evasione, ha osservato che «tocca al governo chiudere tutte le cartelle esattoriali di Equitalia per cifre inferiori ai 100.000 euro, per liberare milioni di italiani incolpevoli ostaggi e farli tornare a lavorare, sorridere e pagare le tasse». Chiudere vuol dire che i contribuenti possono liberarsi del proprio debito pagando un importo tra il 6 e il 25 per cento del dovuto, mentre lo Stato - nella stessa logica - incasserebbe almeno una piccola parte di somme altrimenti destinate a non essere mai recuperate. Il segretario leghista ha indicato ieri la soglia di 100 mila euro a cui aveva già fatto riferimento in campagna elettorale, anche se nel programma ufficiale della Lega è indicato invece un tetto a 200 mila euro.

I DATI
Secondo dati resi noti nell'aprile 2017 da Ernesto Maria Ruffini, allora numero uno di Equitalia e oggi alla guida dell'Agenzia delle Entrate, su circa 21 milioni di contribuenti quelli che hanno un debito residuo superiore a 100 mila euro sono solo il 4 per cento (anche se naturalmente la somma di queste pendenze è percentualmente più rilevante sul totale). Quindi gli esclusi sarebbero poco meno di un milione, anche se va tenuto conto che i numeri sono stati parzialmente modificati dall'effetto dei successivi versamenti legati alla rottamazione. Entrando nel dettaglio emerge un elemento chiarissimo: oltre la metà dei contribuenti potenzialmente interessati (il 53%) è afflitto da debiti di importo inferiore a mille euro. Mentre fino a 5 mila euro si sale fino al 74%. Nel contratto di governo si fa esplicito riferimento al «preventivo e definitivo smaltimento della mole di debiti iscritti a ruolo, datati e difficilmente riscuotibili per insolvenza dei contribuenti».
GLI ELEMENTI DA CHIARIRE
Ci sono però ancora vari elementi da chiarire. L'opzione di chiudere con il passato versando solo una piccola percentuale potrà risultare appetibile ma almeno sulla carta dovrebbe riguardare i contribuenti in difficoltà: non ci sarebbe solo un filtro sull'importo della cartella ma anche sulla situazione soggettiva del richiedente. Come funzionerà? Un parametro teoricamente utilizzabile è il reddito, ma si valuta anche di fare riferimento a uno strumento finora esistente ma sottoutilizzato, la legge sul sovraindebitamento approvata nel 2012, con la quale i debitori possono proporre un piano alternativo da sottoporre poi alla magistratura. Quello schema potrebbe essere ripreso e ampliato, visto che la legge al momento riguarda i cittadini-consumatori ma non le imprese. Un altro nodo riguarda la natura tombale di questo condono, ovvero la possibilità che l'adesione precluda accertamenti fiscali per le stesse annualità. Come ha già sostenuto il vice ministro all'Economia Garavaglia, non dovrebbe essere questa la strada, anche perché la sanatoria non riguarda violazioni ma debiti già iscritti a ruolo.
Quanto frutterebbe l'operazione? Qui il discorso si fa complesso. Secondo le stime della Lega ci sarebbero circa mille miliardi di cartelle esattoriali non riscosse, di queste il 50% sono ormai ritenute inesigibili, ma l'altra metà possono invece tradursi in entrate per lo Stato. Le aliquote della sanatoria finora ipotizzate sono tre: del 6%, 15% e 25%. Quella intermedia sarà dello stesso livello della flat tax e quella più bassa servirebbe per quelle situazioni eccezionali e involontarie di dimostrata difficoltà economica. L'obiettivo finale oscilla tra 40 e 60 miliardi di gettito. Ma, realisticamente, si potrebbe arrivare a quota 15 miliardi. L'operazione, che punta a liberare di molte pratiche la giustizia tributaria, rischia comunque di sovrapporsi con la definizione agevolata delle cartelle per la quale si sono chiusi i termini ma non è ancora stata versata la prima rata di luglio. L'operazione si è conclusa con successo registrando 950 mila domande di adesioni. Ma ora bisognerebbe passare alla cassa per pagare quanto concordato. E le cifre in ballo non sono basse. La stima di gettito stimata era pari a 1,65 miliardi nel 2018 e a 414 milioni nel 2019.

Luca Cifoni
Michele Di Branco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino