L'INTERVISTA TREVISO Il Covid arriva dall'estero. Non viaggia in valigia. Più

L'INTERVISTA TREVISO Il Covid arriva dall'estero. Non viaggia in valigia. Più
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L'INTERVISTA
TREVISO Il Covid arriva dall'estero. Non viaggia in valigia. Più semplicemente viene introdotto nella Marca da viaggiatori distratti che si sono ammalati in paesi dove la situazione è a rischio. E, spesso, non lo sanno nemmeno. Così, una volta a casa, diffondono il coronavirus a parenti e amici. Facendo impennare le statistiche di un virus che si credeva in recessione.

Per evitare il rialzo dei contagi e nuovi focolai l'Usl 2 sta pianificando una strategia. Che verrà discussa nel corso del Comitato di medicina aziendale, previsto la prossima settimana, a cui saranno convocati anche i medici di base. La terapia è semplice: sottoporre a tampone tutti coloro che rientrano da paesi a rischio Covid. Ne parla il direttore generale dell'Usl 2, Francesco Benazzi, che invierà una lettera ai medici di base perchè invitino i propri pazienti a sottoporsi a tamponi quando tornano da Paesi a rischio covid. Una strategia surclassata dal ministro della Salute Roberto Speranza che ieri, in tarda serata, ha firmato un'ordinanza che prevede test molecolare o antigenico per chi rientra da Croazia, Malta, Grecia e Spagna. Paesi dove i contagi sono in netto rialzo.
Dottore, avete intenzione di sottoporre a tampone chi rientra dopo una vacanza da paesi a rischio coronavirus?
«La prossima settimana è convocato un tavolo con i medici di base e poi anche con i sindaci. I viaggiatori che rientrano nella Marca da zone rosse come Croazia, Romania e Bangladesh, saranno esaminati dai medici di famiglia e indirizzati a sottoposi a tampone, con ricetta medica che non prevede alcun pagamento eccetto il ticket. Oppure saranno segnalati all'igiene pubblica che, a loro volta, convocherà gli interessati. Vogliamo evitare ulteriori focolai o rischi per la popolazione. Sarà uno dei punti che porrò all'attenzione del comitato di medicina aziendale. E poi, processeremo i tamponi in modalità lampo. Ne sa qualcosa il dottor Roberto Rigoli (direttore della microbiologia di Treviso)».
Tampone a tutti, dunque?
«È il medico di famiglia che decide nel caso lo ritenga necessario perchè pensa che ci possa essere stato un contagio. In questo caso non si paga nulla. Ad esempio, se uno è stato in vacanza in Croazia chi decide di fare il tampone è il medico di famiglia o i professionisti dell'igiene pubblica. Non come in Emilia Romagna che lo fanno di default. Serve un'indicazione del professionista, ma sarà consigliato e sarà questa la direzione verso la quale spingeremo. Vogliamo evitare, ove possibile, il riacutizzarsi dei contagi».
Quali i paesi maggiormente a rischio?
«Tutti i paesi da cui abbiamo avuto segnali di positività, oltre a Croazia e Romania anche Bangladesh. La Francia? Non è esclusa, ma ci deve essere chi fa il filtro. Se il turista, giunto a Treviso, telefona a una persona dell'Usl dedicata, sarà il professionista a decidere per il tampone. A meno che non rientri con la febbre. Chi rientra con sintomi deve assolutamente fare il tampone»
Il virus a Treviso è depotenziato?
«Senza essere scienziati, in Italia c'è una marea di persone asintomatiche. Tre mesi fa avevamo le terapie intensive stracolme ora non è più cosi. Vuol dire che il virus è depotenziato. Negli altri paesi purtroppo non è così. È molto più forte. Quindi chi viaggia deve fare tantissima attenzione. Non creiamo allarmismo. La situazione non è come a marzo-aprile. Ma l'età dei contagiati si sta abbassando, sono giovani che viaggiano all'estero e dimenticano di rispettare le misure di sicurezza. Invece, distanziamenti e mascherina ove questo non sia possibile, evitano il contagio. Quindi, chiedo a tutti di fare attenzione per evitare di tornare indietro».
La telemedicina sarà uno strumento che verrà usato dall'Usl 2 per il Covid?

«La telemedicina è adottata per patologie croniche come il diabete. La partita Covid la stiamo gestendo con le Uscat, cioè l'Unità speciale di continuità assistenziale territoriale, che seguono i pazienti a domicilio insieme ai medici di famiglia. Per il covid stiamo invece pensando all'intelligenza artificiale. Metteremo in campo un modo per monitorare il paziente che si trova in isolamento a domicilio con modesta sintomatologia. In questo caso potremo misurare da remoto febbre, pressione arteriosa, battito cardiaco e ossigenazione del sangue. Faremo una sperimentazione e i pazienti che potrebbero beneficiarne oggi sono una trentina».
Valeria Lipparini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino