L'INTERVISTA
TREVISO Il Covid arriva dall'estero. Non viaggia in valigia. Più

Giovedì 13 Agosto 2020
L'INTERVISTA
TREVISO Il Covid arriva dall'estero. Non viaggia in valigia. Più semplicemente viene introdotto nella Marca da viaggiatori distratti che si sono ammalati in paesi dove la situazione è a rischio. E, spesso, non lo sanno nemmeno. Così, una volta a casa, diffondono il coronavirus a parenti e amici. Facendo impennare le statistiche di un virus che si credeva in recessione.
Per evitare il rialzo dei contagi e nuovi focolai l'Usl 2 sta pianificando una strategia. Che verrà discussa nel corso del Comitato di medicina aziendale, previsto la prossima settimana, a cui saranno convocati anche i medici di base. La terapia è semplice: sottoporre a tampone tutti coloro che rientrano da paesi a rischio Covid. Ne parla il direttore generale dell'Usl 2, Francesco Benazzi, che invierà una lettera ai medici di base perchè invitino i propri pazienti a sottoporsi a tamponi quando tornano da Paesi a rischio covid. Una strategia surclassata dal ministro della Salute Roberto Speranza che ieri, in tarda serata, ha firmato un'ordinanza che prevede test molecolare o antigenico per chi rientra da Croazia, Malta, Grecia e Spagna. Paesi dove i contagi sono in netto rialzo.
Dottore, avete intenzione di sottoporre a tampone chi rientra dopo una vacanza da paesi a rischio coronavirus?
«La prossima settimana è convocato un tavolo con i medici di base e poi anche con i sindaci. I viaggiatori che rientrano nella Marca da zone rosse come Croazia, Romania e Bangladesh, saranno esaminati dai medici di famiglia e indirizzati a sottoposi a tampone, con ricetta medica che non prevede alcun pagamento eccetto il ticket. Oppure saranno segnalati all'igiene pubblica che, a loro volta, convocherà gli interessati. Vogliamo evitare ulteriori focolai o rischi per la popolazione. Sarà uno dei punti che porrò all'attenzione del comitato di medicina aziendale. E poi, processeremo i tamponi in modalità lampo. Ne sa qualcosa il dottor Roberto Rigoli (direttore della microbiologia di Treviso)».
Tampone a tutti, dunque?
«È il medico di famiglia che decide nel caso lo ritenga necessario perchè pensa che ci possa essere stato un contagio. In questo caso non si paga nulla. Ad esempio, se uno è stato in vacanza in Croazia chi decide di fare il tampone è il medico di famiglia o i professionisti dell'igiene pubblica. Non come in Emilia Romagna che lo fanno di default. Serve un'indicazione del professionista, ma sarà consigliato e sarà questa la direzione verso la quale spingeremo. Vogliamo evitare, ove possibile, il riacutizzarsi dei contagi».
Quali i paesi maggiormente a rischio?
«Tutti i paesi da cui abbiamo avuto segnali di positività, oltre a Croazia e Romania anche Bangladesh. La Francia? Non è esclusa, ma ci deve essere chi fa il filtro. Se il turista, giunto a Treviso, telefona a una persona dell'Usl dedicata, sarà il professionista a decidere per il tampone. A meno che non rientri con la febbre. Chi rientra con sintomi deve assolutamente fare il tampone»
Il virus a Treviso è depotenziato?
«Senza essere scienziati, in Italia c'è una marea di persone asintomatiche. Tre mesi fa avevamo le terapie intensive stracolme ora non è più cosi. Vuol dire che il virus è depotenziato. Negli altri paesi purtroppo non è così. È molto più forte. Quindi chi viaggia deve fare tantissima attenzione. Non creiamo allarmismo. La situazione non è come a marzo-aprile. Ma l'età dei contagiati si sta abbassando, sono giovani che viaggiano all'estero e dimenticano di rispettare le misure di sicurezza. Invece, distanziamenti e mascherina ove questo non sia possibile, evitano il contagio. Quindi, chiedo a tutti di fare attenzione per evitare di tornare indietro».
La telemedicina sarà uno strumento che verrà usato dall'Usl 2 per il Covid?
«La telemedicina è adottata per patologie croniche come il diabete. La partita Covid la stiamo gestendo con le Uscat, cioè l'Unità speciale di continuità assistenziale territoriale, che seguono i pazienti a domicilio insieme ai medici di famiglia. Per il covid stiamo invece pensando all'intelligenza artificiale. Metteremo in campo un modo per monitorare il paziente che si trova in isolamento a domicilio con modesta sintomatologia. In questo caso potremo misurare da remoto febbre, pressione arteriosa, battito cardiaco e ossigenazione del sangue. Faremo una sperimentazione e i pazienti che potrebbero beneficiarne oggi sono una trentina».
Valeria Lipparini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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