L'INDAGINE PORDENONE Il custode dell'ecopiazzola di via Savio è stato arrestato

L'INDAGINE PORDENONE Il custode dell'ecopiazzola di via Savio è stato arrestato
L'INDAGINEPORDENONE Il custode dell'ecopiazzola di via Savio è stato arrestato mentre intascava una tangente di 20 euro. Non si è trattato di un episodio isolato. Nel centro di...

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L'INDAGINE
PORDENONE Il custode dell'ecopiazzola di via Savio è stato arrestato mentre intascava una tangente di 20 euro. Non si è trattato di un episodio isolato. Nel centro di raccolta che la Gea Spa ha dato in appalto alla Coop Service Noncello era la norma. William Travanut, 57 anni, di Azzano Decimo, aveva trovato il sistema di procurarsi un secondo stipendio facendosi lasciare mance da coloro che non erano autorizzati a entrare nella struttura comunale. Riceveva denaro da chi voleva conferire rifiuti nonostante fosse residente fuori Comune e lo riceveva anche da chi chiedeva di recuperare materiale già conferito. Quelle mance, essendo Travanut il custode di una struttura pubblica, quindi un incaricato di pubblico servizio, per il Codice penale diventano mazzette. Giovedì pomeriggio l'uomo è stato arrestato in flagranza per corruzione dai militari del Nucleo di Polizia economico - finanziaria della Guardia di Finanza di Pordenone, in collaborazione con la Polizia locale. Subito accompagnato in caserma e interrogato dal procuratore Raffaele Tito, Travanut ha confessato ed è stato rilasciato la sera stessa.

È una situazione insolita. La corruzione è un tipico reato da colletti bianchi, dove le banconote da 20 o 50 vanno a ingrossare mazzette da decine di migliaia di euro, dietro le quali ci sono sempre grandi business. In via Savio, invece, il custode prendeva soldi per rompere le rigide regole della Gea. Intercettato e controllato attraverso una videocamera nascosta per quattro mesi, Travanut ha percepito compensi per far accedere al centro di raccolta utenti e imprese non autorizzati, senza individuare la natura e la quantità del rifiuto, senza registrare i dati anagrafici sul gestionale informatico e permettendo ad alcuni utenti di portar via rifiuti, ad esempio apparecchiature elettriche, batterie esauste ed elettrodomestici ancora funzionanti. Nei guai sono finite altre 12 persone identificate attraverso i filmati e le targhe delle loro automobili o dei loro furgoni. Sono state denunciate a vario titolo per concorso in corruzione, peculato e anche furto, perchè grazie al monitoraggio dell'ecopiazzola gli investigatori hanno scoperto anche alcuni furti.

Le indagini sono cominciate lo scorso settembre, dopo che un utente di via Savio ha segnalato alla Polizia locale di Pordenone una situazione anomala. Aveva notato un cenno d'intesa tra il custode e un'altra persona. Tra i due gli era sembrato che ci fosse stato un scambio di denaro. Gli uomini del comandante Stefano Rossi hanno fatto degli accertamenti e, dopo qualche giorno, è stata inviata una dettagliata informativa in Procura. È stata interessata la Guardia di finanza, sono state piazzate le telecamere e avviate le intercettazioni. La segnalazione aveva colto nel segno: in quattro mesi gli inquirenti hanno registrato quotidianamente episodi illeciti. A Travanut si contesta di aver accettato compensi in denaro per commettere atti contrari ai suoi doveri d'ufficio e in contrasto con le modalità operative della Gea spa, società a partecipazione pubblica addetta allo smaltimento dei rifiuti nel Comune di Pordenone. Dalle indagini emerge che la situazione era conosciuta in città. «Vai da lui che ti combina», era il ritornello. E così, allungando 20 euro, anche chi non risiedeva a Pordenone poteva conferire in via Savio rifiuti ingombranti, batterie esauste, materiale elettrico, ovvero tutto ciò che non può finire nei cassonetti o non può essere raccolto con il porta a porta. Travanut dietro compenso evitava di chiedere il codice fiscale o la tessera sanitaria. Oppure chiudeva un occhio per quelle ditte che non avevano il badge che va ritirato allo sportello di Gea.
Cristina Antonutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino