L'impianto Le Erte non riaprirà

L'impianto Le Erte non riaprirà
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IL SUMMIT
BELLUNO «Qua si tratta di dare costantemente la sacca di sangue al malato terminale. Io la sacca di sangue al malato terminale la do, se prima o poi arriva la cura. Ma se la cura non arriva, prima o poi dovrò anche smettere di dare le sacche». Sceglie una metafora dai toni forti l'assessore regionale al turismo Federico Caner, per provare a spiegare lo stato dell'arte sul futuro del Nevegal.

IL NODO
Doveva essere una riunione chiarificatrice e per certi versi lo è stata: la prima certezza è che lo skilift delle Erte, che collega Col Toront alle altre piste, è in scadenza tecnica ed è già stato raggiunto il numero massimo delle proroghe che Ustif (ufficio speciale trasporti a impianti fissi del Ministero) poteva concedere. Insomma, un colpo di scena su questo fronte è improbabile. La via d'uscita per rimettere in moto l'impianto viaggia su un binario morto. La Regione ha stanziato 600 mila euro per il restauro. Ma l'Alpe, il privato che dovrebbe metterne almeno altrettanti, non ha avviato i lavori e non potrà rendicontarli entro fine anno. Toccherà alla Regione valutare i margini per un congelamento di quei fondi. Ma essendo il capitolo sicurezza e il capitolo finanziamento strettamente legati tra loro anche questa via appare stretta.
LA SOCIETÀ
L'altro vicolo cieco riguarda la nuova società che dovrà gestire gli impianti. Un punto su cui le visioni di Regione e Provincia appaiono distantissime. Andiamo con ordine. «Abbiamo trovato un accordo con l'Alpe del Nevegal attraverso cui avere a disposizione gli impianti - spiega il primo cittadino Jacopo Massaro all'uscita dell'incontro - e abbiamo anche trovato una cordata di imprenditori disponibili a costituire una newco (una nuova azienda che sorgerà da una ristrutturazione o da un progetto di creazione di una nuova azienda ndr) ma ci sono degli scogli». A dare voce a quegli scogli, tra le rocce del Nevegal, è l'assessore Caner: «La Regione i soldi li ha a disposizione, non è un problema di sottrarsi alla responsabilità. Si tratta di trovare i canali giuridici e amministrativi che permettano di fare interventi di questo tipo. Se gli impianti fossero di proprietà del Comune a quel punto sarebbe possibile un intervento anche al cento per cento pubblico. Con le norme attuali è difficile avere altri interventi del settore pubblico». Insomma il nodo dei finanziamenti riguarda la composizione della newco. Un tema su cui, dietro le porte chiuse dell'incontro, il sindaco Massaro avrebbe confidato il pessimismo in caso di municipalizzazione degli impianti.
NELL'IMMEDIATO
«Abbiamo trovato imprenditori - prosegue Massaro - disponibili a costituire la società. Dobbiamo terminare la raccolta di capitale, io ho anche invitato gli imprenditori a fare un'uscita pubblica per valutare l'esistenza di eventuali, ulteriori investitori. C'è la problematica della stagione attuale. Abbiamo bisogno di limitare le perdite. L'anno di transizione (senza le Erte ndr) sarà complicato».
LA SOLUZIONE
«Se si vuol procedere con un intervento risolutivo il conto è di dodici milioni di euro. Davanti a una cifra di questo tipo sono pochi i privati disponibili a mettere risorse perché significa mettere a bilancio anche tutte le quote d'ammortamento. La Regione è anche disponibile a mettere i 500 mila euro per l'immediato, dopo che è stata trovata la soluzione amministrativa e giuridica, ma abbiamo bisogno di una progettualità futura altrimenti ci troviamo tra due o tre anni ad essere punto a capo con un milione e mezzo di euro in meno. E l'unica soluzione a questo punto è che l'impianto diventi pubblico».
IL PIANO

Sul tavolo la Regione ha piazzato un piano, da completare, che richiede dodici milioni di euro di investimenti e, pur non prevedendo nuove piste, passa attraverso i nuovi gatti delle nevi, la sistemazione degli impianti e il laghetto che ridurrebbe di moltissimo i costi per l'innevamento artificiale. Un sogno rispetto alla condizione in cui oggi si trova il Colle.
Andrea Zambenedetti
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Il Gazzettino