IL PROCESSOBELLUNO «Mi disse ti distruggo Maria, tu non sai quanti bravi avvocati conosco: Maria ti porto in galera!». È per questo che la donna, una badante ucraina, pensò...
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BELLUNO «Mi disse ti distruggo Maria, tu non sai quanti bravi avvocati conosco: Maria ti porto in galera!». È per questo che la donna, una badante ucraina, pensò subito a lui, il suo ex, quando la polizia la chiamò per una lettera calunniosa nei confronti di un poliziotto, che era il suo attuale compagno. Alla sbarra Vito Recine, ex maresciallo dei carabinieri di 80 anni residente a Villorba (Tv), accusato di calunnia. L'uomo sarebbe l'autore degli scritti inviati da un fantomatico poliziotto, senza nome, a Commissariato di Conegliano, Questura di Treviso e Procura di Belluno. Nello scritto l'anonimo «appartenente alla polizia di Stato» denunciava il presunto collega bellunese di aver influenzato la questura di Treviso per il rilascio del permesso di soggiorno del figlio della badante.
Ieri Recine era presente, difeso dal suo avvocato Alvise Antinucci (Arealegis). Sono sfilati in aula i testi dell'accusa che hanno risposto alle domande del pm Sandra Rossi. La badante e il carabiniere si erano conosciuti nel 2008 a Conegliano in un corso per stranieri. Quando però lei seppe che lui era sposato lo lasciò. Conobbe il poliziotto Michele Fusinato parte offesa nel processo (avvocato Luciano Licini), che ieri ha parlato in aula. Sentiti anche i datori di lavoro della badante, che abita a Conegliano. A incastrare l'imputato delle parole che erano nella lettera calunniosa trovate nel suo computer: ieri ha spiegato che il pc era stato usato per scrivere la richiesta di asilo del figlio dell'amica badante, in cui figurano le stesse parole.
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Il Gazzettino