L'EPIDEMIA TREVISO «Stiamo assistendo all'innesco che nelle settimane precedenti

L'EPIDEMIA TREVISO «Stiamo assistendo all'innesco che nelle settimane precedenti
L'EPIDEMIATREVISO «Stiamo assistendo all'innesco che nelle settimane precedenti la prima ondata del coronavirus non avevamo potuto vedere». È la metafora usata dai medici per...

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L'EPIDEMIA
TREVISO «Stiamo assistendo all'innesco che nelle settimane precedenti la prima ondata del coronavirus non avevamo potuto vedere». È la metafora usata dai medici per descrivere l'attuale boom di contagi da Covid-19. L'obiettivo è lavorare tutti assieme per evitare una deflagrazione simile a quella vista tra marzo e aprile, il picco peggiore dell'epidemia. I numeri sono preoccupanti. Negli ultimi dieci giorni i ricoveri nel trevigiano di pazienti positivi al coronavirus sono praticamente raddoppiati. Il 10 ottobre erano 33 le persone che avevano bisogno delle cure degli ospedali. Oggi si è saliti a 64. L'aumento sfiora il 94%. Solo nella giornata di ieri sono stati ricoverati 18 pazienti colpiti dall'infezione da Covid-19. Nel dettaglio, uno si trova nella Terapia intensiva del Ca' Foncello, 30 tra le unità di Malattie infettive, Pneumologia e Medicina d'Urgenza, sempre a Treviso, 25 nella Medicina dell'ospedale di Vittorio Veneto e 8 nell'ospedale di comunità della stessa Vittorio Veneto.

L'ESCALATION
I contagi continuano a crescere in modo esponenziale. Nelle ultime 24 ore sono emerse 200 nuove positività al coronavirus. Fino a pochi giorni fa l'attenzione era concentrata su maxi focolai. Adesso non è più così. Si è allargata la scia di contagi emersa dopo un matrimonio celebrato il 10 ottobre nella zona di Treviso. Su 80 invitati, i positivi sono passati da 22 a 27. Ma ciò non basta a spiegare il boom attuale. Non ci sono nuovi focolai di grandi dimensioni. Il Covid-19 si sta diffondendo senza confini. E questo è ancora più preoccupante.
I MALATI
Di pari passo, aumentano le persone che sviluppano sintomi. Il 40% di quelle risultate positive ieri è stato invitato a fare il tampone dopo aver sviluppato problemi simil influenzali, come febbre, raffreddore, mal di gola, tosse e così via. Il resto si è contagiato proprio stando accanto a persone con tali sintomi. Oggi sono complessivamente 2.049 i trevigiani che stanno combattendo contro l'infezione da coronavirus. A conti fatti, nel giro di dieci giorni sono emersi 766 nuovi contagi. «Il virus sta circolando moltissimo. Stiamo assistendo a cambiamento anche dal punto di vista clinico. Dobbiamo stare molto attenti. Mai come in questo momento è necessario usare tutte le precauzioni: indossare la mascherina, lavarsi le mani, mantenere il distanziamento e non dar vita ad affollamenti avverte Roberto Rigoli, direttore del centro di Microbiologia di Treviso e coordinatore di tutti e 14 i laboratori del Veneto in estate c'è stato un periodo nel quale anche i positivi rimanevano assolutamente asintomatici. L'infezione passava addirittura senza alcun problema. Adesso, invece, siamo tornati a vedere manifestazioni cliniche. Le polmoniti stanno aumentando. E i ricoveri stanno crescendo».
IL TREND

Con questi numeri il tracciamento dei contagi è sempre più arduo. «Ad oggi, ogni positivo contagia in media altre tre persone», evidenziano dall'Usl della Marca. Individuarle subito tutte, mettendole in isolamento, è una missione che pare impossibile. Si rischia di dover superare il contact tracing. Per necessità, non per scelta. «A un certo punto i cittadini si dovranno autogestire. Stiamo lavorando molto per arrivare a dei test, dal costo bassissimo, da eseguire in autonomia. I cittadini potranno auto-somministrarseli, vedere il risultato e comportarsi di conseguenza dice Rigoli bisogna puntare molto sulla sinergia in termini sociali tra le varie persone e sull'altruismo dei comportamenti per la tutela dei propri familiari e dei propri anziani». Per qualcuno il problema è nato in estate, quando a livello generale si è perso di vista il rispetto delle norme di prevenzione contro la diffusione del Covid-19. E ora in molti puntano il dito contro la definizione del virus come clinicamente morto. «Non è possibile pensare di raccontare cose non vere perché altrimenti qualcuno non si mette la mascherina. A giugno abbiamo rilevato che non c'erano malati. E con lo stesso amore per la verità adesso diciamo che abbiamo moltissimi positivi e che una parte di questi è effettivamente sintomatica conclude Rigoli detto questo, in estate avremmo anche potuto chiudere tutto e vivere blindati con le mascherine. Ma il nostro è un mondo globale. Senza le dovute attenzioni, il coronavirus sarebbe tornato comunque. Dobbiamo trovare nuove strategie in base alla situazione epidemiologica. Nei prossimi giorni capiremo se le persone positive svilupperanno dei sintomi importanti, arrivando all'intasamento degli ospedali, oppure no».
Mauro Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino