L'APPROFONDIMENTO TREVISO Il coronavirus lascia segni profondi anche dopo il

L'APPROFONDIMENTO TREVISO Il coronavirus lascia segni profondi anche dopo il
L'APPROFONDIMENTOTREVISO Il coronavirus lascia segni profondi anche dopo il suo passaggio. Il 30% delle persone che vengono dimesse dagli ospedali hanno bisogno di un lungo...

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L'APPROFONDIMENTO
TREVISO Il coronavirus lascia segni profondi anche dopo il suo passaggio. Il 30% delle persone che vengono dimesse dagli ospedali hanno bisogno di un lungo periodo di riabilitazione. Vuol dire qualcosa come 1.500 trevigiani dall'inizio dell'epidemia a oggi. Ci sono problemi respiratori. In alcune situazioni è interessato anche il cuore. Così come difficoltà collegate al sistema nervoso. E in generale emerge spesso una diffusa debolezza che impedisce la ripresa delle normali attività quotidiane. Proprio da questo quadro è nato il nuovo programma messo a punto da Marco Gugelmetto, direttore del dipartimento di Riabilitazione dell'Usl della Marca, in collaborazione con Sergio Cassella, coordinatore del servizio di supporto psicologico.

IL PERCORSO
I pazienti vengono seguiti a livello riabilitativo già in Terapia intensiva o nei reparti Covid. Per poi continuare prima in ambulatorio e di seguito da casa attraverso la tele-riabilitazione. A breve verranno consegnati loro anche dei sensori indossabili che permetteranno ai medici di valutare gli esercizi svolti come se li avessero visiti in diretta. Attualmente nelle attività a distanza sono state coinvolte 50 persone dimesse dagli ospedali. E il numero è destinato a salire. L'età media è di 60 anni. Anche da questo versante arriva la conferma che il coronavirus colpisce pesantemente fasce d'età sempre più giovani. «Dopo la fase acuta, emergono altre difficoltà spiega Gugelmetto i fisioterapisti lavorano già in Rianimazione e nei reparti Covid. Da novembre ad oggi abbiamo preso in carico 210 pazienti. Superato il momento più difficile, una parte di questi hanno bisogno di un percorso più articolato per tornare alla vita di prima».
AIUTO PSICOLOGICO
A questo si affianca il lavoro coordinato da Cassella per sostenere sul piano psicologico, in caso di necessità, l'intera famiglia dei pazienti messi a dura prova dall'infezione da coronavirus. Prendersi cura della mente fa a pieno titolo parte del percorso di riabilitazione. Per quanto riguarda il recupero generale, il programma è definito. «Il primo obiettivo è coinvolgere i pazienti per trasferire loro le competenze necessarie alla prosecuzione dell'attività di riabilitazione una volta a casa, attraverso esercizi e auto-test. E' in questo momento che può emergere anche un grosso carico emotivo sottolinea Gugelmetto poi si apre la possibilità della tele-riabilitazione: vengono cioè usati strumenti informatici come mezzo per raccogliere informazioni attraverso le quali supportare le decisioni cliniche».
I SENSORI E LA RETE

Il prossimo passo sarà rappresentato dai sensori indossabili connessi in rete. «Trasmetteranno i dati in tempo reale mentre i pazienti svolgono le attività previste specifica il direttore di conseguenza si potrà essere sempre più precisi. Grazie a questo, saranno programmabili al meglio tutte le successive tappe del piano di riabilitazione».
Mauro Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino