L'appello: più aiuti ai giovani contadini

L'appello: più aiuti ai giovani contadini
LA STORIAUDINE «L'agricoltura ci serve ancora e anche i contadini». È l'appello lanciato da Aiab-Aprobio Fvg. L'agricoltura soffre per l'invecchiamento degli agricoltori e per...

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LA STORIA
UDINE «L'agricoltura ci serve ancora e anche i contadini». È l'appello lanciato da Aiab-Aprobio Fvg. L'agricoltura soffre per l'invecchiamento degli agricoltori e per la redditività sempre più limitata.

Pochi giovani decidono di rimanere nel settore e quei pochi che vorrebbero entrarci debbono superare ostacoli enormi per portare a compimento una scelta di vita che invece andrebbe premiata. «Noi di Aiab-Aprobio, che l'agricoltura locale la viviamo quotidianamente dichiara Massimo Ceccon, coordinatore dell'Associazione Italiana agricoltura biologica del Fvg crediamo fortemente che quest'attività serva ancora, qui nei nostri paesi, e che ci servano ancora i contadini. Ma i contadini non sono solo produttori di cibo, i contadini sono anche quelli che ci assicurano un ambiente sano e bello in cui vivere». Dal Friuli alla Cina, i nostri contadini sono considerati «gli intellettuali della terra». Parola di Piero Ling, presidente di Slow Food Cina. Agricoltori che hanno abbandonato la vita frenetica degli uffici per dedicarsi alla terra, chiuso in un cassetto mocassini e cravatte per imbracciare una vanga e sporcarsi le mani. Appendono al muro la laurea e piantano pomodori. Contadini per passione: ne sono un esempio le 55mila aziende agricole italiane guidate da under 35, ma che in Friuli stentano a trovare spazio. Riscattano un mestiere duro e faticoso. Oggi gli agricoltori, i contadini, leggono libri e citano filosofi, intellettuali della terra e non solo. Storie di terra, di sapienza e di sapere. Storie come quella di Gino Lestuzzi. Correvano gli anni di piombo quando lui, giovane universitario friulano, frequentava la facoltà di agraria alla blasonata università di Padova. Anni difficili che portarono alla scelta di abbandonare le aule universitarie per dedicarsi alla terra, «una scelta morale e etica», come racconta Gino che lancia un appello ai giovani che scelgono di fare questo mestiere. «Sono persone ricche di avventura. Oggi è difficile fare l'agricoltore e i giovani che intraprendono questo percorso credono in ciò che sono. Sono ragazzi forti, un passo più in là di me. Anche due. 30 anni fa era più facile. Oggi tutti corrono, ma nessuno sa dove sta andando. Alcuni si fermano davanti a un pezzo di terra e la scelgono». Lui, oggi agricoltore, la capisce bene questa scelta, dettata «da fattori complessi. Dagli socchi che l'università a volte non riesce a dare, alle scelte personali che fanno cambiare l'obiettivo. C'è una spinta generale al ritiro delle forze creative in questo Paese dove mancano idee nuove, devi combattere da solo e molti trovano difficoltà a esprimersi. La terra è uno strumento per esprimere: ci metti del tuo e lei ti compensa. La terra è un posto certo dove devi costruire tutto, ma è anche un luogo creativo dove immedesimarsi nella sua forza e nella sua energia. La terra è una sfida e da lei s'impara molto». Gino oggi ha 64 anni e non è mai pentito della sua scelta. Legge i filosofi russi e tedeschi, ha studiato teologia, psicologia, ha frequentato corsi di fisioterapia al Gervasutta e oggi insegna anche a un coro dell'Ute. Un agricoltore eclettico. Sulla porta della sua cantina è impressa una frase a gesso: L'umiltà è una virtù che si esercita quando si può e non quando si deve. Uno dei tanti suoi pensieri, quelli di un agricoltore che riscatta la visione dei contadini di un tempo, tante braccia e poca conoscenza e incarna il contadino di domani: giovane con il sapere in tasca che ama la terra.
Lisa Zancaner
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino