La situazione è sotto controllo, ma è necessario fare attenzione. I "segnali" di infiltrazioni mafiose anche a Venezia ci sono, e molti di questi, sono ben presenti nella...
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Ed è toccato proprio alla presidente Bindi accompagnata da un pool di parlamentari come il veneto Alessandro Naccarato (Pd), Claudio Fava (Misto) Francesco D'Uva (M5S), Rosanna Scopelliti (Fi) e altri, indicare problemi e soluzioni per evitare che accada come in altre regioni (Lombardia, Calabria, Lazio) alle prese con profonde infiltrazioni mafiose. «Qui in Veneto - ha spiegato la parlamentare Pd - non possiamo parlare di un vero e proprio insediamento di organizzazioni criminali come in altre regioni: non abbiamo dati allarmanti, ma siamo in una situazione a rischio. E le avvisaglie si sono viste anche, e non solo, con il caso Galatolo. Qui, in questa terra, le mafie non hanno abbandonato la droga, l'usura, lo sfruttamento, ma non vi è dubbio che, qui come altrove, le mafie preferiscono l'azione della corruzione con la penetrazione nell'economia legale, negli appalti e nei subappalti e nel tentativo di sostituirsi al credito verso gli imprenditori che fanno fatica. Ci sono poi casi all'ordine del giorno come le vicende oscure legate agli appalti e ai subappalti; a quanto è stato scoperto nel cartello fatto da imprese come Maltauro e Mantovani con aziende in odore di mafia di altre regioni».
Una situazione che va tenuta sotto controllo, che non deve concedere distrazioni, ma che soprattutto deve consentire - nel caso se ne riconoscano le necessità - all'adozione di misure interdittive nei confronti di imprese di appalto in onore di mafia come ha ricordato anche il prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia. Al centro dell'attenzione è tornato prepotentemente il caso Galatolo. «Importante - ha ricordato ancora Bindi - a non sottovalutare quanto è stato portato a galla dalla magistratura veneziana che sta operando in stretta collaborazione con quella palermitana. Si tratta, come in altre indagini in Lombardia e in Emilia, che vi sia il maggior coinvolgimento possibile tra magistrati, anche con la partecipazione della società civile». Infine l'esistenza di ramificazioni straniere: «Non vi è dubbio - ha concluso Bindi - che non manchi la componente estera, balcanica o russa. Dati e circostanze confermate anche dalla Direzione distrettuale antimafia di Venezia, dove la ndrangheta tiene i fili e la manovalanza è straniera. Per questo occorre a tutti i livelli maggiore coordinamento tra le procure». Dal canto Alessandro Naccarato ha aggiunto che vi deve essere la necessità di maggiori controlli anche nel settore fallimenti dei tribunali civili perchè spesso dietro di essi, si annida l'infiltrazione mafiosa.
P.N.D.
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Il Gazzettino