L'ALLENATORE CASTELFRANCO (TREVISO) Voleva fare l'attaccante Sukhraj. E non aveva

L'ALLENATORE CASTELFRANCO (TREVISO) Voleva fare l'attaccante Sukhraj. E non aveva
L'ALLENATORECASTELFRANCO (TREVISO) Voleva fare l'attaccante Sukhraj. E non aveva paura di nulla. «Mai dire mai, perchè i limiti, come le paure, spesso sono solo un illusione»...

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L'ALLENATORE
CASTELFRANCO (TREVISO) Voleva fare l'attaccante Sukhraj. E non aveva paura di nulla. «Mai dire mai, perchè i limiti, come le paure, spesso sono solo un illusione» aveva scritto nelle poche righe di presentazione del suo profilo Instagram, facendo già capire di che stoffa era fatto. Un motto, il suo, valido nella vita e nello sport, al quale si stava riavvicinando dopo un anno di stop. Gli era tornata la voglia di tornare a indossare le scarpe coi tacchetti. E il medico sportivo gli aveva dato il via libera solo pochi giorni fa. Non senza qualche tentennamento visto che, prima del rilascio del certificato di idoneità sportiva, erano stati richiesti ulteriori accertamenti, eseguiti tra Treviso e Castelfranco. Alla fine però l'elettrocardiogramma era a posto: Sukhraj poteva giocare a calcio e rientrare tra le fila del Calcio Riese. «Giovedì ci era stato inviato l'esito della visita medico sportiva e venerdì aveva fatto il suo primo allenamento» conferma Pietro Gazzola, allenatore e responsabile del settore giovanile del Riese.

I PROBLEMI
Lo scorso anno il 14enne era stato lontano dai campi da calcio, ma non per problemi al cuore. «Si era fatto male a un braccio, per quello non aveva giocato», spiegano i familiari. C'erano stati però dei campanelli d'allarme: Sukhraj, mentre frequentava le scuole medie di Riese, aveva accusato un malore durante le lezioni e, nel 2015, si era sentito male anche durante un allenamento. «Si era sentito male mentre giocava - conferma l'allenatore - ed era svenuto. C'ero anch'io quel giorno, ma successivamente non ci sono stati mai altri episodi». Sukhraj aveva giocato un paio d'anni. Al terzo si era fermato, e il suo turbante era sparito dai campi del Riese. Ma all'inizio della stagione appena iniziata si era presentato di nuovo in spogliatoio: «Voglio giocare». La prima cosa da fare era sottoporlo alla visita medico sportiva, e così hanno fatto i dirigenti della società. Il nulla osta però non era arrivato subito: all'inizio era stato bloccato ed erano stati richiesti successivi accertamenti, eseguiti a Treviso e poi inviati a Castelfranco. Ma alla fine, giovedì, l'ultimo elettrocardiogramma, che non riportava alcuna anomalia, aveva decretato il verdetto: sta bene, può giocare. Nessuno in paese però ha saputo confermare dei presunti problemi legati all'epilessia emersi nelle scorse ore dopo il decesso del ragazzo. Di sicuro era stato preso in carico, sin da ragazzino, dal servizio sanitario locale, con accertamenti ed accessi sia in pronto soccorso che nel reparto di neurologia. Un quadro clinico che solo oggi, alla luce di quanto accaduto, appare complesso e tuttora da ricostruire. Quel che è certo, però, è che l'ultima visita medico sportiva aveva spazzato via possibili dubbi o incertezze. «Stava benissimo, non era malato» ribadiscono i familiari.
IMPIANTI CHIUSI PER LUTTO

«L'allenamento di venerdì era andato bene e avrebbe dovuto giocare già domenica - continua Gazzola -, ma non si era presentato al campo. La sua morte è stato uno choc per tutti noi: abbiamo chiuso gli impianti per due giorni, in segno di lutto e di vicinanza alla sua famiglia e a suo fratello. Anche lui aveva giocato con noi, da ragazzino, e proprio domani avrebbe fatto il suo esordio come vice allenatore degli esordienti».
A.Belt
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Il Gazzettino