L'ALLARME PORDENONE Da più di una settimana, la Regione ha snellito il suo

L'ALLARME PORDENONE Da più di una settimana, la Regione ha snellito il suo
L'ALLARMEPORDENONE Da più di una settimana, la Regione ha snellito il suo bollettino quotidiano togliendo dalla conta dei contagi una voce: quella relativa alle scuole....

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L'ALLARME
PORDENONE Da più di una settimana, la Regione ha snellito il suo bollettino quotidiano togliendo dalla conta dei contagi una voce: quella relativa alle scuole. Purtroppo, però, si tratta solo di un problema di comunicazione: il virus in aula non è stato sconfitto e anzi a novembre ha subìto un'accelerazione anche tra i banchi. Non è bastata la chiusura delle scuole superiori, già tornate alla didattica a distanza: i contagi sono aumentati alle elementari, alle medie e anche negli asili. E ora i dirigenti scolastici lamentano un allentamento della sorveglianza sanitaria, che almeno nelle prime settimane del nuovo anno sembravano il fiore all'occhiello della prevenzione.

LE DIFFICOLTÀ
«La scuola oggi è uno dei principali centri di contagio, dal momento che tante altre attività sono chiuse». La voce arriva direttamente dall'ospedale di Pordenone, sia dai reparti che dal Dipartimento di prevenzione. In realtà il vero problema non è rappresentato dalle mura scolastiche stesse, entro le quali distanziamento e dispositivi di protezione sono almeno sulla carta garantiti. «Le occasioni di propagazione del virus - viene spiegato - sono correlate alla scuola: si parla degli scuolabus, delle aggregazioni prima dell'ingresso negli istituti e dopo l'uscita». E i numeri - gli ultimi disponibili prima del silenzio dei bollettini - sono lì a testimoniarlo: dal 14 settembre (data fissata per il rientro massivo in classe in Friuli Venezia Giulia) al 31 ottobre, si erano verificati 66 contagi, con l'80 per cento rappresentato da studenti. Nel solo mese di novembre, invece, la Regione ne ha segnalati 76. E dev'essere rilevato come dalla prima settimana del mese sia scattata la chiusura delle superiori. Al dato, poi, devono essere aggiunti almeno altri 15-20 casi solamente in provincia di Pordenone. Si può quindi stimare che nel solo mese di novembre il contagio in classe sia raddoppiato rispetto al primo mese e mezzo di lezioni in presenza.
LA PROTESTA
Ma non c'è solo questo. Secondo quanto si apprende - e la conferma arriva direttamente dall'associazione dei presidi - sta vacillando anche il sistema di tracciamento puntuale, dal momento che il moltiplicarsi dei casi rende sempre più difficile avvisare in tempo i dirigenti scolastici di un eventuale contagio tra i banchi. «Sempre più spesso - è la nota dei dirigenti - veniamo avvisati della positività di un alunno direttamente dai genitori. Un fatto, questo, che denota un grande senso di responsabilità delle famiglie ma allo stesso tempo palesa la difficoltà del sistema di allerta e di tracciamento». Negli ultimi giorni, anche se nei bollettini della regione non c'è stata traccia, si sono verificati contagi tra Casarsa e San Vito, ma anche nel capoluogo. Prosegue l'utilizzo dei test rapidi negli istituti scolastici, ma le notizie relative ai nuovi casi sono sempre più diffuse.
LA POSIZIONE

Ieri il presidente Fedriga si è espresso in merito alla data per la ripartenza della scuola in presenza: «Meglio la riapertura delle scuole dopo l'8 gennaio, così che in questo mese si possa abbassare la curva e stabilizzare la situazione. Non possiamo permetterci che i nostri ragazzi tornino a scuola e dopo poche settimane restino di nuovo a casa».
M.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino