L'addio di Gentilini alla sua «Resy»

L'addio di Gentilini alla sua «Resy»
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IL FUNERALE
«La mia Resy era magnifica. Come donna, come madre, come nonna» Poi lo Sceriffo si commuove. È un Gentilini privato quello che si alza in piedi a fine cerimonia a dare l'ultimo saluto alla moglie Teresa. Il commiato era stato per volere della famiglia contingentato: pochi amici, no ad occhi esterni e telecamere. Un addio intimo, nella cappella della casa di riposo Città di Treviso a Santa Bona dove la donna viveva da quattro anni. E poi la cremazione al Supremum Vale. L'ultimo viaggio, infine, verso San Lazzaro dove quella bella commessa della Stanga stregata dal fascino di Genty attenderà il suo amato Giancarlo. Cento persone dentro e altrettante fuori. Insieme al prosindaco i figli Stefano e Antonio, il nipote e tutti i familiari. Poi gli amici alpini, tra cui il generale Italo Cauteruccio, gli ex colleghi Cassamarca, Gian Paolo Gobbo e Francesco Benazzi. Presente anche Giovanni Manildo, che Gentilini ha personalmente ringraziato dal pulpito. «Ringrazio il sindaco, me lo ricordo quando era bambino.. una piccola peste» ha sorriso Genty. Insieme a Manildo, il presidente del consiglio Franco Rosi, l'assessore Luciano Franchin poi i consiglieri Iannicelli e Tocchett, il direttore generale della Usl 2 Francesco Benazzi. Sul fronte Lega presenti i fedelissimi Antonio Basso e Sandro Zampese e il capogruppo del Carroccio in Comune Mario Conte, ma anche Mauro Michielon e tanti ex leghisti.

«Giancarlo ha fatto un lungo discorso incentrato sull'amore- commenta Bepi Basso - ha ricordato la compagna sobria e discreta di una vita. Poi è vero, per un secondo ha perso il su proverbiale self control. È stata una cerimonia molto discreta, come lei avrebbe desiderato». Un momento intimo e partecipato: piaccia o no, lo Sceriffo sa sempre suscitare intorno a sé grande affetto.
E.F.
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Il Gazzettino