«Killer spietato»: Mihail resta in carcere

«Killer spietato»: Mihail resta in carcere
Resta in carcere Mihail Savciuc, il 19enne di Godega, che ha confessato l'omicidio dell'ex fidanzata 20enne Irina Bacal, incinta di un bambino di sei mesi. Il Riesame ha bocciato...

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Resta in carcere Mihail Savciuc, il 19enne di Godega, che ha confessato l'omicidio dell'ex fidanzata 20enne Irina Bacal, incinta di un bambino di sei mesi. Il Riesame ha bocciato la richiesta di attenuazione della misura restrittiva, presentata dagli avvocati difensori Andrea Zambon e Daniele Panico. «Attendiamo le motivazioni - ha detto l'avvocato Zambon - poi andremo in Cassazione».

Ma i motivi sono già tutti scritti nel ricorso bocciato dal Riesame. A partire dalla premeditazione. Secondo il giudice, stringendo le mani intorno al collo di Irina per due minuti, Mihail avrebbe fatto capire che aveva premeditato il delitto. Non ha avuto un attimo di ripensamento, comportandosi da killer spietato. Per la difesa però è ingiustificato sostenere che Savciuc potrebbe uccidere ancora, a partire dai familiari. Va valutato - dice la difesa - se il carcere sia la misura cautelare più giusta. «Gli arresti domiciliari sarebbero più adeguati». Anche perché Mihail potrebbe stare vicino a un familiare gravemente malato.
Intanto il pm Mara De Donà va all'attacco. Ha ordinato perizie sui cellulari di Savciuc e della vittima, ma anche sull'auto del 19enne, sotto sequestro a Conegliano (mercoledì l'ingegner Nicola Chemello inizierà a lavorare).
«La conferma del carcere - ha detto l'avvocato Andrea Piccoli, che assiste la famiglia Bacal con lo Studio 3A - è positiva e testimonia la solidità dell'impianto accusatorio a carico del Savciuc. Gli ulteriori accertamenti dimostrano che la Procura non vuole trascurare nessun dettaglio per far piena luce su questa tragedia».

Proprio in queste ore si è saputo che è partita da Stefano Tonussi, ex dipendente comunale, l'idea di fare suonare in chiesa Quando sarò capace di amare di Giorgio Gaber al funerale di Irina e del piccolo Nicola. «Ho pensato che il brano di Gaber - spiega Tonussi - fosse appropriato alla tragedia. Don Guglielmo ha detto sì mezz'ora prima della liturgia funebre. L'ho fatto in segno di solidarietà per Irina, Nicola, la mamma, i familiari e i moldavi di Conegliano». Tonussi ha un rammarico: «Volevo che le parole di Gaber fossero ascoltate dai giovani, ma al funerale non ne ho visti molti».
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Il Gazzettino