Insolvente. Il tribunale di Arezzo, presieduto da Clelia Galantino, ha deciso in

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Insolvente. Il tribunale di Arezzo, presieduto da Clelia Galantino, ha deciso in tempi ancora più rapidi del previsto: la vecchia banca Etruria, quella che il decreto del governo ha trasformato lo scorso 22 novembre in una bad bank, è fallita. I giudici hanno accolto il ricorso del commissario liquidatore Giuseppe Santoni, che aveva quantificato in un miliardo 170mila euro le perdite. Un'istanza ribadita lunedì, in udienza, sia da Bankitalia che procuratore dal Roberto Rossi. E' stata così respinta la linea degli avvocati Michele Desario e Antonio Giunta, legali di Lorenzo Rosi, che non avevano soltanto sollevato la questione di legittimità costituzionale rispetto al decreto del governo, ma sostenuto anche che lo stato di insolvenza non sussistesse.

Il Tribunale definisce generica la linea della difesa, che smonta pezzo per pezzo, e di rimando gli avvocati Desario e Giunta commentano la sentenza come «discutibile in ogni suo passaggio», annunciando reclamo in appello. È la decisione che il procuratore Roberto Rossi, titolare delle inchieste sull'ex Bpel, attendeva per dare un nuovo indirizzo alle indagini. L'ipotesi di accusa di bancarotta per gli amministratori che si sono succeduti ai vertici dell'istituto dal 2013 adesso diventa concreta. Tra loro c'è anche Pier Luigi Boschi, padre del ministro per le Riforme e vice presidente della banca da giugno 2014 a febbraio 2015.
Il nuovo filone riguarderebbe le incaute operazioni segnalate da Bankitalia durante le ispezioni. Una mala gestio che ha portato la banca, già in sofferenza, al default. Si parte dai fidi concessi in conflitto di interesse non dichiarato, che hanno già portato all'iscrizione sul registro degli indagati di Rosi e del consigliere Luciano Nataloni ma non solo. Anche le 198 linee di credito concesse dal Cda ad aziende, con palesi legami o connessioni degli amministratori con le società interessate, saranno esaminate dalla Guardia di finanza. Poi i 17 milioni spesi in consulenze spesso illegittime, la liquidazione all'ex direttore generale Luca Bronchi da 1,1 milioni di euro, i premi aziendali, i fidi concessi agli imprenditori considerati "vicini" ai dirigenti saranno probabilmente al centro del lavoro del procuratore.

Intanto per quanto riguarda il fascicolo al Csm sul presunto conflitto di interessi di Rossi, la prima commissione ha deciso di proseguire l'istruttoria e procedere a un'integrazione sul caso del procuratore di Arezzo. Rossi era finito sotto accusa per un incarico di consulenza con l'ufficio legislativo di palazzo Chigi, circostanza che, secondo alcuni consiglieri, generava un conflitto di interesse rispetto all'indagine su Banca Etruria che annovera tra gli ex vertici proprio il padre di un ministro. La decisione di archiviare, dopo l'audizione del procuratore, è stata "congelata" in seguito alla pubblicazione di un articolo di Panorama. La notizia che il procuratore di Arezzo avesse svolto delle indagini sull'ex vice presidente di Banca Etruria, Pierluigi Boschi, è risultata contraddittoria rispetto alle dichiarazioni dello stesso Rossi che, davanti ai consiglieri, aveva sostenuto di non conoscere nessuno degli ex amministratori.
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Il Gazzettino